Educarsi all'altro da sè

Il Cre è da sempre un incontro di nomi propri. Chi prima era quasi un estraneo, nel giro di poco diventa un amico prezioso su cui contare.

Il Cre è da sempre un incontro di nomi propri. Chi prima era quasi un estraneo, nel giro di poco diventa un amico prezioso su cui contare. Proprio nell’arco di questo periodo estivo si creano legami di cui ogni comunità non può che essere felice. Lo stupore e la gioia che si avvertono ogni anno di fronte a questo grande spettacolo, però, devono trovare corrispondenza in un impegno: prendersi cura delle relazioni. Ciò che l’esperienza del Cre riesce ad intessere in questi giorni sono dei legami a cui le giovani generazioni possono dare o meno risonanza in base al valore che il mondo adulto saprà capace di far emergere attraverso la cura.

Ancora e anche in questo caso, la tematica delle emozioni si fa strumento prezioso per far toccare con mano il tesoro relazionale che si ha tra le mani. Nel rapporto con l’altro, la propria sfera emotiva gioca un ruolo cruciale perché ci costituisce, ci definisce, ridimensiona e comunica ciò siamo all’altro che abbiamo di fronte. Educarsi all’alterità non significa accettare il prossimo in quanto tale solo per il semplice fatto che esista. È un’operazione che sprona tutti ad andare in profondità per accogliere veramente l’altro. E questo cammino d’accoglienza non può che partire dalle consapevolezze sviluppate finora in questo viaggio, non può che partire da noi stessi e dalle nostre emozioni, ma non si tratta di un percorso personale. Il punto di partenza di ciascuno è un punto di partenza condiviso da tutti. Perché è anche dal primo passo di un bambino che si costruisce una comunità e, come tale, ha bisogno di essere curato dandogli il giusto valore relazionale.
 
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