L'empatia in una sagoma

Ogni giorno all'oratorio di Costa di Mezzate si aggiunge un pezzo di emozioni a un capolavoro finale.

“Questa casa non è un albergo”: è la classica frase che ogni mamma dice almeno una volta al figlio adolescente quando inizia il Cre. É un’espressione che gli assistenti, gli animatori e i coordinatori dell’oratorio di Costa di Mezzate si saranno sentiti rivolge sicuramente da quando è ricominciato il Cre. “Essere sempre in oratorio” per loro non è un modo di dire, ma di essere. Sono sempre pronti a mettersi al servizio dei più piccoli con tante attività, giochi, laboratori, gite, uscite in piscina e serate pensate per le famiglie.

La giornata tipica di Cre inizia con l’accoglienza seguita da un momento chiamato “grande gruppo”. “Qui -spiegano Michael D’Agosta e Nicola Maconi, coordinatori dell’oratorio di Costa di Mezzate- bambini e ragazzi di diverse età condividono un momento insieme tra balli, giochi e animazione. Alla fine di questo momento, diamo spazio alla preghiera in cui si lascia un impegno da vivere lungo la giornata legato alle proprie emozioni”. Ogni giorno, poi, procede con il coinvolgimento dei ragazzi tramite diverse attività. Esiste, però, un punto saldo di tutta la giornata: l’attività “Inside Out”, un’ora dedicata all’espressione della propria sfera emotiva. Il momento è suddiviso in due livelli: da una parte ci sono i bambini delle elementari, mentre dall’altra i preadolescenti. “Abbiamo immaginato questa attività per due ragioni -raccontano i due coordinatori-. Da un lato avvertivamo l’esigenza di far sentire bambini e ragazzi più uniti. Spesso differenziando le attività per età si corre il rischio che ognuno vada per la propria strada. Quindi abbiamo cercato un laboratorio da mettere in condivisione. I bambini hanno la sagoma di un bambino, mentre ai ragazzi è stata affidata la sagoma di una bambina. Dall’altra parte, invece, volevamo mettere in risalto il tema delle emozioni. Ogni bambino e ogni ragazzo può esprimersi liberamente decorando la sagoma e regalando le proprie emozioni attraverso colori e materiali. Alla fine di questo mese l’obiettivo è quello di rileggere insieme le emozioni espresse sulle sagome che si uniranno in una stretta di mano”.

Un altro strumento a disposizione di tutti i partecipanti è il diario di bordo. Otto diari per otto squadre per raccontare e tenere traccia di ciò che accade. Alla fine della giornata, il diario viene consegnato a un ragazzo che poi ha il compito di incollare una fotografia, decorare il quaderno e scrivere ciò che ha vissuto nell’arco della giornata, emozioni comprese. “Questa è attività è ormai una tradizione nel nostro oratorio. Il diario di bordo è uno strumento a cui tutti tengono molto perché gli permette di raccontarsi e di raccontare il Cre generando un ricordo di gruppo. È bellissimo leggerli tutti a fine Cre e vedere come emerge il tema affrontato. Per noi è un ritorno di tutto ciò che abbiamo donato e insegnato”.

Le occasioni per incontrare l’altro al Cre non si limitano alle attività. Anche l’informalità gioca il suo ruolo nel mettere in risalto l’empatia. “Per riconoscere le emozioni dell’altro e creare un rapporto -sottolinea Michael- devi esserci, tessere un legame. Quell’esserci significa essere a disposizione oltre al gioco, oltre l’orario del Cre. Non si fa l’animatore perché si è animatori”. “Credo che la frase ‘L’io si dà sempre con un tu’ racchiuda il senso di ogni Cre -aggiunge Nicola-. Qui ti rendi conto che non sei nulla senza l’altro, senza gli incontri non si può essere fecondi”.

 
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