Un viaggio tra le emozioni

Si parte dai laboratori e si arriva alla festa finale: all'oratorio di Pedrengo le emozioni si vivono come un viaggio.

Per incontrare l’altro e le sue emozioni bisogna essere disposti a uscire da sé, a buttarsi in un’avventura in cui i parametri e le indicazioni non sono più i nostri, ma sono condivisi con chi abbiamo di fronte grazie alla condizione empatica che si crea. All’oratorio di Pedrengo per fare questo viaggio nel mondo delle emozioni si è scelto come punto di partenza il momento della preghiera per poi andare alla volta di continenti lontani che rappresentano l’altro e il suo vissuto emotivo.

“La nostra giornata tipo -racconta Lisa Agostoni, una delle coordinatrici- inizia sempre con l’accoglienza e la preghiera. Ci teniamo che questo sia una dei primi momenti che i ragazzi vivano al Cre. È un modo per affidarsi e lasciarsi guidare nell’arco del pomeriggio dalle emozioni che hanno ascoltato nel Vangelo. Infatti, per aiutarli ad entrare in contatto con queste parole, poniamo loro delle domande per accompagnarli nella comprensione. Chiediamo cosa, secondo loro, hanno provato i protagonisti di quell’episodio di Vangelo e quando hanno avvertito un sentimento simile”. Dopo il momento di accoglienza, la restante parte del tempo passato insieme è suddivisa in laboratori, giochi e momenti di svago.

“I laboratori sono un’altra chiave di lettura per le emozioni -prosegue Lisa-. Abbiamo immaginato l’incontro empatico con l’altro come un viaggio, quindi stiamo preparando insieme una festa finale che racconti questo viaggio tra diverse nazioni. Ad ogni squadra è stata affidata un’emozione e uno stato e ciascuno farà la propria parte creando la scenografia, la storia e il racconto del loro viaggio nelle emozioni che avverrà anche attraverso gli incontri che hanno fatto e faranno”.

Questo è un modo per rileggere, anche in modo giocoso, l’empatia che ci mette in relazione con il prossimo, elemento cardine del Cre. “Provare a sentire l’altro è una scoperta. Innanzitutto, richiede di capire se stessi per poi creare un rapporto con il proprio compagno. Quante volte riscopriamo noi stessi nella diversità? Credo che al Cre capiti di continuo nel confronto tra coetanei che fino a poco prima erano sconosciuti, nell’incontro tra generazioni e nel ricoprire diversi ruoli. L’altro ci arricchisce sempre perché finché stiamo da soli abbiamo solo le nostre ricchezze, mentre se incontriamo il prossimo abbiamo creato un piccolo tesoro condiviso”.

 
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