Essere portatori di emozioni

La comunicazione è l’inizio di tutto: è attraverso un “ciao” che si instaura un legame.

Sfogliando il fascicolo dei coordinatori del manuale del Cre-Grest, a un certo punto ci si imbatte nella pagina degli obiettivi educativi. Nonostante ciascuno viva l’esperienza del Cre in modo unico nel proprio oratorio, questi obiettivi danno delle linee guida importanti attraverso cui sviluppare un valore comune per vivere l’esperienza con uno sguardo più ampio. I cinque obiettivi sono legati al grande tema delle emozioni e si intrecciano tra loro per accompagnare tutti i bambini e i ragazzi ogni singolo giorno. Questi hanno sempre ricoperto dei ruoli fondamentali all’interno di un Cre, ma è grazie alle emozioni che assumono un nuovo risalto. Si conosce sé stessi imparando a dare un nome alle emozioni e identificandosi attraverso di esse (primo obiettivo), si sfrutta l’empatia per scoprire il proprio io insieme all’altro che si fa misura e confronto aiutando tutti a fare un’analisi sincera di sé (secondo obiettivo).  E poi si comunica (terzo obiettivo). La comunicazione è l’inizio di tutto: è attraverso un “ciao” che si instaura un legame, attraverso la parola che si fa squadra tra gli animatori, attraverso i gesti e tutto noi stessi che ci si fa “portatori di emozioni”.

Quando si prova un’emozione non è possibile rimanere indifferenti. Ciò che ci abita in quel momento ci definisce, ci sprona all’azione in modi diversi e, di conseguenza, ci mette in relazione con il mondo che ci circonda. Essere “portatori di emozioni” significa proprio questo: si percepisce ciò che si sta provando e lo si comunica. È un processo istantaneo attraverso cui ci si interfaccia con l’altro e, nella sua naturalezza, va guidato ed educato. Per questo motivo, il compito a cui sono chiamati gli oratori è una sfida cruciale e ogni obiettivo è intrecciato con l’altro. Agire sulla parte meno concreta, ma così presente dell’essere di ciascun ragazzo è un impegno che va coltivato giorno per giorno per educare a vivere bene attraverso le proprie emozioni. È comunicando che si costruisce una comunità capace di accogliere e prendersi cura delle esigenze di tutti, più piccoli inclusi.
 
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