Cercatori di un tesoro prezioso

Esercizi spirituali: tre giorni vissuti nella preghiera e nel silenzio per rileggere se stessi e allenare lo sguardo per cercare Dio. Qui c'è la bellezza della Chiesa.

“Come tesoro nascosto nel campo”: è stato il filo conduttore degli esercizi spirituali proposti dalla Diocesi in Seminario da venerdì a domenica sulle parabole del Vangelo di Matteo e su alcuni incontri decisivi con Gesù.

Il tesoro nascosto nel campo della nostra Chiesa, dei nostri oratori e delle nostre associazioni sono stati proprio loro: un’ottantina tra adolescenti e giovani che, nella bellezza di trovarsi insieme, hanno vissuto nel silenzio e nell’ascolto docile le diverse proposte che sono gli sono state offerte diventando loro stessi cercatori di quella Perla che dà valore alla vita. 
 
“Vorrei da te quello che hai in mente per me” (Balthasar): nella trepidazione della prima sera siamo entrati chiedendo questa disposizione del cuore per i giorni di grazia in cui il Seminatore ha ripetuto il suo gesto generoso attraverso la Parola spezzata con passione e sapienza da don Mattia Magoni e suor Rosi Capitanio per i più grandi e don Fabio Pesenti per i più piccoli. I giovani e gli adolescenti si sono riscoperti terreno buono perché amato e coltivato con cura da Dio che, più di ogni altro, desidera la loro fioritura. Si sono riscoperti come un campo da dissodare con passione e fatica da tutto ciò che ingombra e che limita la libertà, luogo in cui esercitarsi nell’attesa paziente e fiduciosa della promessa che chi ha iniziato la sua opera la porterà anche a piena maturazione nella convinzione che a “farci diventare, farci crescere è la passione di Dio” e che “i frutti di domani sono nei semi di oggi”.  
 
È stato più volte ricordato che “è la qualità della nostra umanità a rivelare che c’è in noi un tesoro nascosto” e per questo è così importante prendersene cura attraverso i molti “strumenti” che il Signore mette a disposizione perché ciò possa avvenire, imparando a tenere insieme i tempi, le stagioni e le tensioni della vita ed esercitandosi in quella che papa Francesco chiama la “tenerezza combattiva”. La rilettura della vita attraverso l’esame di coscienza e la celebrazione della Riconciliazione sono stati una tappa importante dentro questo cammino di bonifica e di accoglienza del suo fare nuova alleanza con “la nostra terra”. 
 
Lungo la notte nell’adorazione eucaristica, preceduta e aperta dal momento di veglia animato dai seminaristi di terza teologia, gli adolescenti e i giovani hanno lasciato che la loro terra fosse raggiunta dal calore e dalla luce del Signore consegnando a Lui in un dialogo intimo desideri, intuizioni, paure, sogni, disponibilità, resistenze. Il tutto in una prova di fiducia spronata dalle parole di Voillaume: “Lascia fare all’amore. Se l’amore si presenta, lascialo penetrare sino al fondo di te stesso. Aprigli la porta in silenzio, lascialo entrare, lascialo fare. (…) Aprigli la porta, lascialo entrare e fidati di lui. È necessario se vuoi che l’opera della tua vita sia la sua.”
 
“Come una rete” annodata con pazienza e convinzione sono stati i tanti coinvolti per pensare, preparare animare la proposta: l’Ufficio Pastorale per l’Età Evolutiva, l’Ufficio Vocazioni e Tempi dello Spirito, Azione Cattolica, il Seminario e la vita consacrata hanno dato vita a un’esperienza di sinergia da tempo desiderata e finalmente realizzata. Per gli adolescenti e i giovani, è stato un dono sentirsi accompagnati e anche un po’ coccolati dalla cura di preti, giovani consacrate e seminaristi che si sono preoccupati dell’animazione della liturgia, del servizio a tavola, della conduzione della veglia e si sono disposti all’ascolto dei vissuti e delle emozioni che emergevano nello scorrere delle ore.  
 
Come il ramo dell’albero di fico anche il gruppo di accompagnatori è stato “reso tenero” dall’incontro con i giovani germogli di cui hanno provato a prendersi cura, rinnovando lo stupore per quanto Dio fa crescere quando ci si mette con disponibilità alla Sua Presenza. Ci ha nuovamente convinto della preziosità dell’accompagnamento personale per aiutare a calare nella concretezza delle singole vicende la forza della Parola e per favorire la trasformazione delle intuizioni in piccoli passi che danno direzioni nuove alla vita. 

Si potrebbe forse pensare che tre giorni vissuti così siano “poca cosa” rispetto alle sfide attuali del mondo e a cui è chiamata la nostra Chiesa; ma proprio in questi giorni ci siamo allenati a credere che Dio fa sempre cose grandi nel silenzio a partire da realtà molto piccole. Ci è stato ricordato che “la logica del sempre ci porta ad apprezzare ogni inizio: diventare discepoli è affezionarsi a tutto ciò che germoglia in direzione del bello, del bene, del vero”. Per questo abbiamo il cuore colmo di gratitudine e siamo sicuri che questa “poca cosa” potrà diventare come quel pugno di lievito nella pasta del mondo: della scuola, del lavoro, degli affetti, delle comunità in cui questi giovani ritornano dopo l’esperienza “sul colle”.
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