La cultura è uno strumento di speranza

É uscito il nuovo numero de Il Cantiere e al centro c'è il rapporto tra giovani e cultura

“E cominciarono a parlare altre lingue”: la riflessione del nuovo numero de “Il Cantiere” parte da qui, dal versetto tratto dagli Atti degli Apostoli. Ci si scosta leggermente dal Vangelo per approfondire il tema della cultura. In occasione di Bergamo e Brescia capitali della cultura, il secondo numero della trilogia dedicata ai giovani esplora la cultura e le sue espressioni. Si parte da una presa di coscienza rispetto a questo concetto per poi conoscere il modo attraverso cui i giovani lo sperimentino fino a porre lo sguardo su azioni concrete. La cultura, da concetto astratto, prende sempre più corpo fino alla consapevolezza del fatto che si tratti di un vero e proprio “liquido amniotico in cui siamo immersi”. 
Ciò che sottolinea la dott.ssa Cecilia Costa, docente di sociologia all’Università degli Studi di Roma Tre e consultore della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, nel suo intervento è come la cultura sia un concetto che ci abbracci in modo totale. “Cultura è tutto ciò che gli uomini pensano, fanno, acquisiscono e producono all'interno di un contesto sociale -evidenzia-. Il patrimonio culturale nasce sia dal bisogno di fronteggiare la carenza biologica dell’uomo, ma anche perché deve garantire il significato dell'agire e del pensare di tutti noi. Dà ordine alla realtà che altrimenti sarebbe caotica ed è una condizione necessaria dell'esperienza umana”.

L’esercizio di fronte a cui siamo posti non è un cambio di prospettiva, ma un’evoluzione del proprio sguardo in modo da concepire la cultura in senso ampio. “Abbiamo bisogno di raccogliere in uno sguardo sintetico le tante differenze di questo mondo e contemporaneamente di non perdere di vista lo specifico che ci dice chi siamo -sottolinea don Emanuele Poletti, direttore UPEE, nel suo editoriale-. La sfida di oggi non è decidere di coltivare un semplice ottimismo, frutto di quella volontà che pochi tenaci posseggono. Si tratta di trovare il coraggio di scovare il bene, il bello, il buono e il vero che attraversa da sempre le storie personali e complesse di tutti e di ciascuno. L’impegno è quello di coltivare la speranza (anche cristiana) che va oltre il semplice ottimismo”. 
Scovare il bene, il bello, il buono e il vero è il compito a cui tutti i cristiani, da oltre duemila anni, sono chiamati ad adempiere. Dal momento in cui i discepoli ricevono in dono lo Spirito Santo, la storia del cristianesimo cambia. “Parlare altre lingue […] è sintonizzarsi, mettersi nei panni dell’altro, imparare a guardare il mondo da nuove angolature” sottolinea il commento alla Parola posto in apertura al numero. Tutto ciò ribadisce nuovamente come il Vangelo, il nostro essere cristiani, siano autentici e “funzionino” solo nella misura in cui sono aderenti alla vita. “La fede non è una lista di preghiere e precetti da assumere ad occhi chiusi -spiega don Giuliano Zanchi, direttore scientifico della Fondazione Bernareggi-. È un’esperienza di vita e come tale non può fare a meno della cultura. Se si lascia da parte questa dimensione, il rischio che si corre è di costruire una fede lontana dalla vita e sarebbe controproducente. Ogni cristiano è chiamato a vivere il suo tempo con l’obiettivo di dare alla vita la forma del Vangelo”.

È da qui, dall’obiettivo che ogni cristiano è chiamato a porsi, che la cultura assume un ruolo centrale nella via di ognuno. Il tema del nuovo numero vuole essere un input per avviare questa riflessione: il Vangelo non è un messaggio fuori dal mondo. Siamo noi, con la nostra vita, a testimoniarne la sua attualità. 

Il nuovo numero de “Il Cantiere” è disponibile online sul sito www.ilcantieredioratoribg.it. Iscrivetevi alla newsletter per non perdere i nuovi numeri. Buona lettura! 
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