La rete con il territorio si costruisce con la continuità

La collaborazione è una relazione che va costruita con continuità per far sì che sia sempre più efficace come stanno sperimentando gli oratori della Val Gandino.

La collaborazione con il territorio – come il Cre – non è un’azione sporadica che nasce e muore nel giro di un mese. È una relazione che va costruita con continuità per far sì che sia sempre più efficace come stanno sperimentando gli oratori della Val Gandino. “Si parte da una programmazione condivisa per costruire un Cre in comune” spiega don Manuel Valentini, curato degli oratori di Gandino, raccontando i diversi passi fatti insieme per dare vita alle esperienze estive e non solo. 

Il cammino di questi oratori comincia con una programmazione annuale organizzata su diverse fasce: si condivide un percorso adolescenti costruito insieme che porta a un’unica formazione animatori. Al Cre questa collaborazione si evince dalle gite condivise, ma “è molto più di questo” sottolinea don Manuel: “A livello territoriale ci sono diverse collaborazioni che vanno oltre l’oratorio e ci permettono di andare incontro alle esigenze di ciascun bambino, ragazzo e adolescente. Grazie alla collaborazione del comune e della Caritas parrocchiale, è possibile aiutare le famiglie che sono in difficoltà. Inoltre, abbiamo avviato tanti laboratori con la protezione civile e l’amministrazione comunale per alimentare quel senso di comunità che si allarga e, partendo dall’oratorio, raggiunge tutti”. Una particolare attenzione, invece, è dedicata agli adolescenti di prima e seconda superiore. Attraverso il progetto regionale “Con te ci sto”, gli animatori più giovani alternano il loro servizio con dei laboratori di graphic art e altri legati al mondo digitale, in modo da rendere sempre più significativa la loro esperienza al Cre. 

“Prendersi cura della comunità - conclude don Manuel - significa aver cura del singolo con una prospettiva più ampia. È una cura diffusa che tiene conto di tutti, ma che si realizza mettendo al centro quel tu. Si tratta di instaurare una relazione attenta tra le persone che inizia con il chiamare per nome chi hai di fronte. È così che l’altro si sente veramente accolto e compreso: è il primo tassello per costruire una comunità di persone che possano prendersi reciprocamente cura l’uno dell’altro. Proviamo ad uscire dallo schema: si può guardare lontano anche guardando chi ci sta accanto. Questo perché non si guarda alla persona di oggi, ma alla persona che potrai avere di fronte domani”. La cura della comunità è anche questione di lungimiranza: sia dal punto di vista delle alleanze che delle relazioni educative. È sempre la capacità di sognare a fare la differenza. 
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