Crescere su tutti i fronti

Il tempo disteso e condiviso rafforza i legami e non solo: si cresce sia “umanamente” che “spiritualmente” come raccontano gli educatori dell’oratorio di Albino.

Dalle esperienze vissute con l’oratorio durante le vacanze di Natale si torna sempre un po’ cambiati. Il tempo disteso e condiviso rafforza i legami e non solo: si cresce sia “umanamente” che “spiritualmente” come raccontano gli educatori dell’oratorio di Albino di ritorno da un camposcuola a Monaco di Baviera. Sul pullman del rientro, si tira sempre una riga di quanto vissuto e il loro resoconto parte un po’ prima della data di partenza. Il loro viaggio è iniziato con la scelta della città per poi proseguire con un incontro di preparazione con Daniele Rocchetti, presidente delle ACLI di Bergamo, in vista della visita al campo di concentramento di Dachau. 

“Abbiamo preparato il consueto campo invernale per i nostri adolescenti. Dopo aver visitato la maggior parte delle città italiane, quest'anno abbiamo deciso di proporre l'estero e cioè la città di Monaco di Baviera -raccontano gli educatori-. La proposta è stata pensata in modo da unire arte, cultura e storia con la visita alla città, ma anche una tappa di riflessione con una mattinata spesa al campo di concentramento di Dachau. Questa esperienza e, in particolare l'ultima tappa, ha lasciato un segno indelebile nella mente e nel cuore di ognuno di noi. Prima della partenza abbiamo avuto la possibilità di incontrare Daniele Rocchetti che ha anticipato ciò che avremmo trovato una volta varcato il cancello del campo. Questo luogo non si può descrivere: semplicemente lascia un segno e chiede memoria”. 

Per crescere sia dal punto vista “umano” che “spirituale”, le esperienze come questa si rivelano come delle occasioni perfette. Da un lato si desidera lasciare qualcosa di più ai propri adolescenti mettendoli di fronte a realtà, situazioni e spunti che possano spronarli nella riflessione e aiutarli nel costruire la propria identità e la propria fede con maggior consapevolezza. Dall’altro ci si mette in gioco: come educatori si è semplicemente presenti per gli adolescenti che sono stati affidati loro dalla comunità. “Sia gli adolescenti che noi educatori sosteniamo l'importanza di queste esperienze poiché, una volta tornati a casa, ci si accorge di aver arricchito il proprio bagaglio tra incontri importanti, disavventure e amicizie fatte di vecchi e nuovi legami”. Prepararsi a queste esperienze aiuta ad assaporarle meglio, a portarsi a casa qualcosa di significativo. Il tempo dedicato, condiviso e speso nell’informalità fa il resto: aiuta a crescere nuove generazioni dal grande valore umano che va oltre l’individualismo. In altre parole: una piccola Chiesa che cresce.
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