Il Cre è un punto d'incontro tra diverse culture

All'oratorio di Montello l'accoglienza costa un po' di fatica, ma regala un sacco di felicità

Prendersi cura dell’altro e accoglierlo nella sua totalità comporta fatica. È una fatica che, se condivisa però, diventa più facile da affrontare e regala anche ricchezze inaspettate. All’oratorio di Montello, dopo la pandemia, il Cre ha visto un forte ridimensionamento dei propri numeri, ma ciò non ha fermato animatori, coordinatori e don nell’impegno di prendersi cura dei piccoli che gli sono affidati dalla comunità. 

Il Cre dell’oratorio di Montello è composto, per un quarto del totale, da bambini, preadolescenti e adolescenti con una cultura e una fede diversa da quella cristiana. Questa percentuale, rispecchiando quella di persone di altra madrelingua che abitano il territorio comunale, rende il Cre uno specchio della comunità nella quale è inserito e gli consegna la possibilità di essere palestra di inclusione e di fraternità. I responsabili del Cre hanno raccolto la sfida e scelto non solo di accogliere, ma anche di far sentire a casa, introducendo nuove attenzioni per una cura integrale. Si parte dal piccolo gesto di ripensare il momento della preghiera. Aiutati da Fileo, i coordinatori dell’oratorio di Montello hanno dato spazio alle diverse fedi coinvolgendo anche gli animatori che le professano per pregare insieme. Ogni giorno, si è scelto di mettere in risalto le caratteristiche di ciascun credo presente, dando a tutti la possibilità di professare la propria fede. Nei giorni di festa, inoltre, c’è stata una particolare attenzione al significato di quella ricorrenza, rendendola centrale per la giornata stessa. 

“Accogliere l’altro comporta una grande fatica – racconta Maria Molinari, coordinatrice dell’oratorio di Montello – ma ti arricchisce moltissimo. È un incontro di sguardi con prospettive diverse che ti aiuta a comprendere che il mondo non inizia e finisce con te. Ci sono dei passaggi, degli appuntamenti o delle situazioni che noi diamo per scontate, ma che per l’altro non lo sono affatto. Andare incontro all’altro e prestare attenzione a ciò che vive è solo il primo passo di una conoscenza che va approfondita. Speriamo che questo sia solo il punto di partenza di un cammino più ampio ed esteso a tutta la comunità”. 
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