La straordinarietà nell’ordinarietà

L’oratorio di Paratico è partito con destinazione San Giovanni, ma è tornato con la certezza di aver lasciato un seme ai propri adolescenti.

La straordinarietà nell’ordinarietà: i campiscuola degli adolescenti dei nostri oratori possono essere descritti così. Sono letteralmente un’occasione unica che, però, ha alla propria base degli ingredienti quotidiani. L’oratorio di Paratico è partito con destinazione San Giovanni, un piccolo paese della Valle Aurina in Trentino, ma è tornato con la certezza di aver lasciato un seme ai propri adolescenti. Questo perché – a detta degli educatori – “l’esperienza del camposcuola non è un evento sporadico, ma l’inizio o la continuazione di un cammino”. 

Il protagonista di questi quattro giorni passati in montagna è stato il confronto. Oltre al divertimento sulla neve, i giochi e la suddivisione dei compiti per gestire la casa, gli adolescenti dell’oratorio di Paratico sono stati coinvolti attraverso la riflessione legata a tre argomenti in particolare: le piccole cose, la scintilla e il mentore. Prese singolarmente queste parole sembrano non dire nulla, ma dalla rilettura che ne fa il film “Soul” prodotto dalla Pixar nel 2020, è scaturita una riflessione in cui tutti, educatori e catechisti compresi, hanno potuto confrontarsi. 

“Il camposcuola invernale pensato per gli adolescenti – spiegano gli educatori dell’oratorio di Paratico- è l’occasione in cui i ragazzi di terza media iniziano a condividere qualche passo con i più grandi. Avendo partecipanti di età diverse, pensiamo sempre a temi trasversali che possano stimolare la riflessione di tutti e gettare un seme”. Gli adolescenti sono stati spronati a riflettere sull’importanza delle piccole cose invitandoli a “far caso” a ciò che si muove attorno a loro e che li riguarda. Successivamente, hanno potuto ragionare rispetto alla loro scintilla, ovvero ciò che fa vivere con gioia la quotidianità. Ed infine hanno potuto concentrarsi sul valore del mentore. “Anche quando si riesce a dare valore alle piccole cose e a comprendere in che direzione ci muove la nostra scintilla -proseguono gli educatori- senza un mentore, senza una guida, possiamo fare ben poco. Dobbiamo sperimentare l’alterità con fiducia per crescere davvero e vedere nell’altro una guida è un cambio di prospettiva importante. Noi ci mettiamo in gioco con impegno e non stiamo a guardare, ma dall’altra parte sapere che tutto non dipende da noi e che c’è Qualcuno di più grande pronto a guidarci e ad accoglierci è sempre liberante. Non si tratta di un mentore opprimente, ma di una guida che si prende cura di noi”. 

Il valore aggiunto dei tanti confronti vissuti in questi giorni a San Giovanni è il dialogo sincero tra gli educatori e i loro adolescenti. “Quando ci confrontiamo con i nostri adolescenti -raccontano gli educatori- ci poniamo sempre in modo sincero. Riflettendo su queste tematiche, non ci siamo posti come dei dispensatori di risposte, ma semmai di domande. Abbiamo condiviso con gli adolescenti come tutti siamo costantemente in viaggio. Non esiste un’età in cui ci si sente arrivati, ma esiste un cammino da percorrere in cui, però, non saranno mai soli. Per questo desideriamo che il camposcuola sia prima di tutto un’occasione di confronto. Lungo tutto il viaggio, i dubbi e le domande non mancano, come non mancano i compagni di viaggio a cui chiedere consiglio per far caso alle piccole cose, comprendere meglio la propria scintilla e trovare un mentore in Qualcuno di più grande affidandoci insieme. Il tutto nell’ordinarietà di quattro giorni trascorsi insieme: è da qui che inizia e continua il cammino”.
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