Trovare un punto in comune

L'oratorio di Sabbio accoglie dei rifugiati ucraini e gli animatori entrano a far parte di una catena d'inclusione

L’accoglienza del prossimo inizia dalle piccole cose, anche dalla semplicità di parlare un’altra lingua per porsi accanto all’altro. All’oratorio di Sabbio, prendersi cura del prossimo è un’azione che inizia dall’attenzione di non dare tutto per scontato. “Delle volte -racconta don Gianluca Mandelli, parroco di Sabbio  – il servizio degli animatori consiste, non solo nel realizzare, ma anche nello spiegare lo svolgimento di un’attività ai bambini o alle loro famiglie. È un passaggio in più, ma è un’attenzione di cui dobbiamo tenere conto per includere tutti e che ormai è diventato parte integrante del nostro fare”. 

A declinare la cura, oltre all’informalità vissuta quotidianamente dagli animatori e dai più piccoli, sono anche dei laboratori pensati ad hoc. All’oratorio di Sabbio, per andare incontro alle esigenze della comunità, la scelta è stata quella di creare un Cre più inclusivo possibile dando anche l’opportunità di fermarsi e riflettere rispetto a ciò che si vive. Le attività svolte con IncontraCre, la Dispensa Educativa e il Mato Grosso hanno aiutato i ragazzi ad ampliare lo sguardo andando oltre la propria realtà, mentre la collaborazione con la Protezione Civile del territorio ha fatto emergere la consapevolezza e l’importanza dell’agire locale per iniziare a cambiare il mondo partendo da sé. Anche il momento della preghiera è stato rivisto per includere le diverse sensibilità. 

“L’ostacolo più grande nell’accogliere l’altro – sottolinea don Gianluca – è stata la lingua. Molti dei ragazzi ucraini che abbiamo accolto sono qui da poco e non conoscono l’italiano. Con l’aiuto degli animatori, però, siamo riusciti a trovare l’inglese come lingua comune e da lì è iniziato un percorso di inclusione sempre più efficace”. Oltre a comprendere le abitudini dell’altro, i bambini e i preadolescenti dell’oratorio di Sabbio hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con le esperienze di chi ha una cultura diversa dalla propria. “Qualche ragazzo ucraino è riuscito a raccontare il suo viaggio per arrivare fino in Italia e il suo racconto ha generato non poco stupore. È un confronto che sta arricchendo entrambe le parti. Il nostro desiderio è quello di trasmettere alle giovani generazioni un insegnamento e un desiderio: l’accoglienza parte da ciascuno di noi, nessuno escluso. E se non sai da che parte iniziare guarda chi hai accanto. Scoprirai un mondo di cui prenderti cura che ti arricchirà”. 
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