Sarà un'estate a... TuXTutti!

Cura e servizio al centro del Cre 2023: gli oratori scaldano i motori in vista dell'estate con la presentazione ai coordinatori

È ufficiale, lo si può dire per davvero: l’estate è iniziata! Non c’entra nulla il meteo o le stagioni, semplicemente la macchina del Cre si è messa in moto. Dopo i primi passi fatti dagli oratori per iniziare a impostare l’estate e i preparativi a livello diocesano, sabato scorso – in diretta streaming sul canale YouTube di OratoriBG – è stato dato il “la” all’estate. La presentazione a don, coordinatori e responsabili segna l’inizio di una sfida di cura reciproca che ogni estate prende vita negli oratori e che, in particolar modo quest’anno, sarà ancora più accentuata perché saranno proprio la cura e il servizio il tema attorno cui si svilupperà tutta l’esperienza del Cre. 

Il cammino che ha portato fino all’estate del 2023 è iniziato nel luglio del 2019. Sembra una data lontanissima e in effetti lo è, ma è proprio lì che è iniziato tutto il processo che ha dato vita alla trilogia vissuta nelle scorse estati. È nato tutto da una domanda: “Che cosa fa di un uomo, un uomo?”. Da lì - dopo aver affrontato insieme l’emergenza della pandemia - è partito un filo rosso che ha accompagnato gli oratori nelle estati successive. Il primo step è stato rappresentato dall’approfondimento del gioco come esperienza essenziale della vita al grido di “Hurrà”. Nel 2022, la protagonista è stata l’alfabetizzazione emotiva e tutti si sono messi in gioco per ascoltare e comprendere al meglio il “Batticuore” di ciascuno. Nell’estate del 2023 si arriva alla cura e al servizio. “Non si potrà essere uomini e donne di domani, se oltre al gioco e agli affetti, non sapremo prenderci cura di noi, di chi ci sta a fianco e del mondo che abitiamo” ha sottolineato don Emanuele Poletti, direttore UPEE, poco prima di annunciare il titolo del Cre 2023. 

“TuXTutti – E chi è mio prossimo” sono il titolo e il sottotitolo che caratterizzeranno la prossima estate degli oratori lombardi e non solo. Il titolo e il sottotitolo scelti per questo Cre desiderano snocciolare il tema della cura e del servizio e anche scendere in profondità rispetto al senso del tema, “lasciandosi ispirare e guidare dalla parabola del Buon Samaritano presente nel Vangelo di Luca” ha ulteriormente detto don Emanuele. Inoltre, ci sono anche altre riletture e motivazioni che hanno portato alla concretizzazione di questa scelta. Innanzitutto, la cura e il servizio sono alla base di un linguaggio pratico che si manifesta in diversi episodi biblici e crediamo che, sperimentarli a nostra volta, sia un modo per avvicinarci sempre di più a Dio. In secondo luogo, il desiderio è quello di assumere uno stile di vita ispirato all’ “I CARE” scritto sulle pareti della scuola di Barbiana. La figura di don Lorenzo Milani è stata riletta come testimone di quella cura che desidera prendersi a cuore delle situazioni che incontriamo e viviamo. Diventare grandi significa anche assumersi la responsabilità di un pezzo di mondo con l’obiettivo di costruire un futuro più umano”. 
Nonostante la cura e il servizio siano dei gesti molti pratici, riuscire a concretizzarne il senso e la valenza non è poi così immediato. Il Cre già di per sé è un atto di cura e forse è proprio questo che rende il tutto ancora più sfidante: come si fa a porre l’accento su questa dimensione che è sempre stata alla base dell’esperienza stessa? Aguzzare la vista può essere il primo accorgimento  - o meglio, la prima coordinata- ma non potrà essere rigiocato da solo. All’interno del manuale del Cre, infatti, sono indicate cinque coordinate educative e spirituali. “Si tratta di dinamiche, di atteggiamenti che caratterizzano nel loro complesso l’azione della cura e del servizio -ha sottolineato Federica Crotti, collaboratrice UPEE-. Non si parla di mete da raggiungere, quanto piuttosto di stili da coltivare per essere uomini e donne capaci di prossimità”. Con occhi aperti, braccia tese, mani in pasta, gambe in spalla e cuore libero si potrà mettere in atto lo stile del buon Samaritano anche durante questa esperienza. 

Anche se il Cre corre il rischio di sembrare un’esperienza a se stante, una parantesi gioiosa che inizia e finisce nell’arco di un mese, in realtà è un’esperienza che rappresenta un tassello fondamentale della crescita di tutti: bambini, preadolescenti, animatori, coordinatori, responsabili e don. Oltre a rappresentare di più di un semplice tempo condiviso, occorre prendere coscienza che al Cre c’è un’intera comunità e si prende cura di un pezzo di mondo ed è l’azione di una Chiesa in uscita, una Chiesa nel mondo e aderente alla vita. Come raffigurato dal logo del Cre, la cura è un circolo virtuoso che inizia dal nostro “Sì!”, dalla scelta di mettersi in gioco lì dove siamo e, soprattutto, in un dinamismo che ci porta verso l’alto, ma anche verso l’altro. È così che ogni gesto di cura potrà aprire a una nuova vita, proprio come fa quel bambino che annaffia la pianta. Poi basterà affidarsi e rispettare i tempi di ognuno, come la natura insegna, per donare nuovi frutti. Il prossimo Cre sarà come sempre un’avventura, ma con una sfida in più: riconoscere che la cura è un atto rivoluzionario in grado di cambiare il mondo. 
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