Educatore divento... con cura!

Penultima tappa del percorso pensato per gli educatori degli adolescenti: al centro la cura nella relazione educativa

“Essere educatori …con cura”: il percorso formativo pensato per gli educatori degli adolescenti è arrivato alla sua quinta e penultima tappa. L’incontro svolto la scorsa domenica ha avuto come fulcro la relazione e ha iniziato a tirare le fila di un cammino più ampio vissuto sia negli appuntamenti formativi proposti che nell’esperienza sul campo in oratorio. Nell’arco della mattinata trascorsa insieme, la cura ha preso forma attraverso la relazione su cui gli educatori si sono soffermati per prendere piena consapevolezza.  

In oratorio, la relazione gioca un ruolo fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi: è questo il primo punto di contatto con gli adolescenti, il primo passo comune ad ogni cammino. Se si pensa a qualsiasi percorso intrapreso con e per gli adolescenti, la relazione ha sempre un impatto importante ed è uno strumento che l’educatore è chiamato a regolare, gestire, costruire e guidare per il bene di chi gli viene affidato dalla comunità. Posti di fronte a questo strumento, gli educatori hanno riletto la cura giocata all’interno di ogni relazione scavando nella profondità di un grande potenziale e assumendone sempre più consapevolezza passo dopo passo, confronto dopo confronto.

Il primo step è stato una presa di coscienza di come la regia relazionale sia in mano all’educatore. È responsabilità degli educatori aiutare ogni adolescente a trovare il proprio spazio all’interno di gruppo. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario valorizzare il rapporto con ciascuno di loro, dato che ognuno ha un modo diverso di costruire in relazione con gli educatori e il gruppo dei coetanei. Alcuni adolescenti richiedono più vicinanza, altri necessitano di essere lasciati più autonomi ed è attraverso la relazione che è possibile leggere le diverse situazioni e muoversi di conseguenza. 

Per comprendere il reale impatto della relazione occorre soffermarsi sulla “merca di scambio” che la rende non solo possibile, ma fruttuosa: l’emozione. Questa “moneta” non è un elemento da sottovalutare perché permette un cambiamento radicale e duraturo nelle strutture cerebrali. Quando la relazione funziona in modo adeguato, tutti i suoi componenti risultano modificati: la struttura del cervello si evolve in funzione del tipo di stimoli che vengono introdotti, fino a costruire delle abitudini o delle propensioni ogni volta che questa viene chiamata in causa. Il coinvolgimento emotivo, dunque, aiuta nel tessere un legame anche attraverso la memoria che evoca esperienze forti e significative per l’educato, ma anche per l’educatore. 

Quando si instaura una relazione educativa, coscienti del suo impatto, occorre tener presente anche il proprio bagaglio. All’interno di un legame, il coinvolgimento è totale perché raggiunge anche sfere più intime connesse alla propria storia e quella del contesto che l’educatore è chiamato a vivere. Investire in una relazione con gli adolescenti significa associargli un valore unico e particolare, che assume una rilevanza significativa all'interno della propria trama di vita. Dall’altro lato, non è solo il bagaglio dell’educatore ad essere presente perché la relazione si realizza anche nella storia degli adolescenti e della comunità in cui ci si mette in gioco costruendo un intreccio complesso di trame di cui prendersi cura. 

Scavando ancora più fondo e sempre più coinvolti nella relazione, una domanda sorge spontanea: “Esiste una giusta distanza?”. Questo concetto un po’ spigoloso è una caratteristica sui cui riflettere per governare la regia della relazione con maggior lucidità. Qui a un educatore è chiesto di identificare la tipologia del bisogno che è in essere in quel momento e muoversi in risposta a ciò. La domanda, quindi, evolve e si trasforma in “Cosa mi sta chiedendo questa relazione in questo momento?” E le risposte possono essere diverse in base alle esigenze. 

Più consapevoli del potenziale di questo strumento, gli educatori, come ogni volta, tornano nei loro oratori per agire sul campo le nozioni acquisite nell’arco della mattinata formativa. Le azioni educative da condividere sono molte. Dalla responsabilizzazione all’incoraggiamento fino al coinvolgimento emotivo: ciascuna di esse si pone come un tassello di un mosaico più ampio da costruire nel terreno comune della relazione. Uno strumento in cui immergersi a pieno trovando il giusto equilibrio in una quotidianità da vivere passo dopo passo in oratorio, nelle storie di ciascuno. 
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