Scoprire la bellezza dell'attesa con Santa Lucia

La consegna delle letterine a Santa Lucia vista con gli occhi degli animatori UPEE

La notte di Santa Lucia, con il suo carico di attese e di doni, è una tradizione che impariamo a conoscere e a vivere sin da piccoli nella bergamasca. Muniti di impegno, carta e penna ci si concentra per andare oltre all’incipit “Cara Santa Lucia” perché la letterina si riempia di richieste di giocattoli tanto desiderati, di timide scuse per gli inciampi dell’anno trascorso e anche di grazie e di desideri di bene per chi è meno fortunato. In quelle poche righe dirette a Santa Lucia si consegna il proprio piccolo mondo di attese e desideri. Ogni anno la ricorrenza di Santa Lucia si conferma un’occasione di meraviglia e trepidazione per i bambini, ma anche di stupore e calore nel petto per gli adulti, che si ricordano della bellezza di desiderare e donare. 

Le letterine, una volta scritte e disegnate, vanno consegnate. E questo è sempre un momento suggestivo ed emozionante, bello da condividere. Come da molti anni, ad accompagnare i più piccoli sono stati gli animatori dell’Ufficio Pastorale Età Evolutiva, in collaborazione con i giovani del Centro Missionario Diocesano, aiutati dall’associazione Carabinieri. I giovani presenti hanno accolto i bambini all’esterno della famosa chiesa che si trova in Via XX Settembre, a Bergamo, e poi li hanno accompagnati vicino alla statua di Santa Lucia. “Già nell’attesa fuori dalla chiesa, i bambini sono molto emozionati -racconta Alice Pelizzoli, animatrice UPEE-. I loro occhi sono pieni di luce e curiosità. È bello chiacchierare con loro mentre aspettano, chiedendo se sono stati bravi e vederli convinti nelle loro risposte”. Dopo qualche istante d’attesa, ai bambini viene consegnata una cartolina con la storia di Santa Lucia e una preghiera da recitare insieme.  
Il servizio consiste in gesti semplici, ma che desiderano narrare ai bambini e alle famiglie una storia di fede e di santità.  “Conoscere la storia di Santa Lucia -prosegue Alice- significa comprendere l’origine delle emozioni che proviamo. Questa occasione mette in luce tutta la generatività positiva della tradizione perché Santa Lucia ha fatto del bene, è stata un esempio di dono per il prossimo grazie alla sua scelta di vita”. 

L’obiettivo di questi pochi istanti trascorsi insieme ai bambini, dunque, non è la semplice consegna di una letterina, ma il conoscere da vicino una storia che può essere esempio e da cui è possibile portare a casa molto. È una tradizione, quella di Santa Lucia, in cui desiderio, dono e condivisione si intrecciano per regalare ai bambini l’occasione di sperimentare l’attesa di qualcosa di bello, il risveglio della meraviglia, l’allenamento alla scelta e l’affidamento di chi fa più fatica.  “Io mi porto a casa un cuore pieno e scaldato dall’emozione, la spontaneità e la genuinità della luce degli occhi dei bambini -conclude Alice-. Dall’altro, invece, spero che loro si portino a casa la bellezza del momento caratterizzato dalla condivisione. È incredibile come questa tradizione crei legami. In chiesa nessuno si conosce, ma tutti condividiamo le stesse emozioni e la stessa attesa. I bambini hanno alle spalle provenienze, tradizioni e storie diverse, ma Santa Lucia li accoglie tutti tessendo nuove relazioni. Spero che tutto questo continui a scaldarci il cuore”. Un augurio che si fa ancora più sentito alla soglia della notte più magica dell’anno: perché ciascuno, oltre al fieno e ai biscotti, trovi il coraggio di affidare un po’ di sé e del mondo a quel “Cara Santa Lucia…”. 
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