Arte, passi, fede, nuovi scorci, parole e la Parola: sono stati questi gli ingredienti della seconda tappa in preparazione al Giubileo dei Giovani. Un itinerario di arte e fede che si è diramato per le vie di Città Alta dal titolo “Il Giubileo: lo straordinario capace di trasformare l’ordinario” nato dalla collaborazione tra la Pastorale Giovanile di Bergamo e la Fondazione Adriano Bernareggi. Saranno quasi cinquecento i giovani che, a inizio agosto, parteciperanno al Giubileo e quella vissuta venerdì scorso è la seconda tappa del cammino diocesano di preparazione in vista del pellegrinaggio a Roma.
Dopo aver affrontato il tema della speranza a fine febbraio con la catechesi guidata da don Massimo Colombo, collaboratore della Pastorale Giovanile Diocesana, i partecipanti sono stati guidati alla scoperta dei segni giubilari grazie ai testi, alle testimonianze, alle parole dei giovani de “Le Vie del Sacro” e alla preghiera. Il loro cammino è partito dalla chiesa di San Salvatore in cui le parole tratte dal racconto “I sette messaggeri” di Dino Buzzati sono state interpretate dall’attore Francesco Porfido. Attraverso questo brano, i presenti hanno ricominciato il cammino da dove l’avevano lasciato: dalla speranza. La virtù teologale che intercetta la quotidianità di ogni uomo e che dona una prospettiva nuova al futuro nel quale esiste un domani in cui “una speranza nuova mi trarrà […] ancora più avanti -scrive Buzzati- verso quelle montagne inesplorate che le ombre della notte stanno occultando”.
E ancora più avanti sono andati i giovani che hanno macinato passi verso la basilica di Santa Maria Maggiore chiedendosi “Quali soglie desidero attraversare nella mia vita?”. Lì hanno incontrato suor Laura, della congregazione delle Suore delle Poverelle, che con il tema della soglia a che fare tutti i giorni. “In carcere c’è una frase di don Fausto Resmini scritta sul muro «Si chiede “Chi c’è?”». La leggo tutti i giorni per ricordare che tutto inizia con quel «Chi sei?», con il mettere al centro la persona”. Suor Laura e le sue consorelle vivono in carcere dando supporto alle donne che hanno una pena da scontare. Il loro servizio si può riassumere in due parole “Ci siamo” che è la risposta che dà suor Laura quando le chiedono “Cosa fate in carcere?”. “In carcere proviamo a instaurare una relazione con le detenute -prosegue suor Laura nella sua testimonianza-. A chi incontriamo non chiediamo mai il reato commesso perché il nostro obiettivo è quello di rimettere la persona al centro. Noi siamo più dei nostri sbagli e se ci diamo la possibilità di scoprirci fragili possiamo avere la forza di andare in contro all'altro con sincerità. La prima soglia che siamo chiamati ad attraversare è l’accettazione di noi stessi. Ciascuno di noi può fare il suo pezzo per costruire un mondo migliore e il cammino parte da due domande: «Chi sono io?» e «Chi sei tu?» per andare oltre ciò che gli occhi vedono”.
Dopo aver varcato la soglia, i passi dei giovani sono stati guidati dalle parole di altri giovani, quelli de “Le Vie del Sacro”. Divisi in tre gruppi, i presenti hanno scoperto con prospettive inedite tre luoghi densi di arte e di fede della città. Il tutto approfondendo e pregando attorno a tre dimensioni fondamentali del Giubileo che saranno chiamati a vivere anche nel mese di agosto: la memoria del Battesimo, la preghiera penitenziale e la professione di fede. Il Battistero, il Tempietto di Santa Croce e l’Antica Cattedrale sono stati i luoghi che hanno permesso ai giovani di vivere queste tre dimensioni con intensità per viverle con maggiore consapevolezza a Roma, insieme a migliaia di altri giovani dal mondo.
La tappa finale della catechesi itinerante è stata la Cattedrale di Sant’Alessandro. In Duomo, i giovani hanno pregato insieme la Compieta in comunione con tutti i cristiani del mondo che quotidianamente si affidano al Signore a fine giornata con le parole della Liturgia delle Ore. Questo perché il Giubileo è un’esperienza di Chiesa universale, un’esperienza che è possibile sperimentare ogni giorno nella preghiera ed è un’esperienza che si fa evento, ma non solo. “Il Giubileo è sì un evento -ha ricordato don Davide Rota Conti, direttore dell’Ufficio Cultura, salutando i giovani- ma può essere più di evento. Che questo Giubileo possa essere una buona occasione per il vostro cammino di vita e di fede”.