Un suono forte, distinto e tutto da conoscere: la presentazione del Cre 2025 agli animatori è iniziata così, con il suono dello Shofar che, nell’antichità, dava inizio al Giubileo. Il tema del Cre di quest’anno, a primo impatto, potrebbe sembrare lontano dall’esperienza estiva che anima gli oratori bergamaschi, ma bastano i primi istanti dello spettacolo per rendersi conto di come questa ricorrenza straordinaria parli al quotidiano e lo arricchisca con un nuovo significato.
Il Giubileo emerge tra le trame dell’esperienza estiva, dimensione dopo dimensione, nell’arco dei quattro spettacoli messi in scena dagli animatori dell’Ufficio Pastorale Età Evolutiva. Quest’anno, infatti, alla presentazione è stata aggiunta una replica per dare a tutti gli animatori la possibilità di assistere in diretta a una tappa formativa di un percorso che li porterà fino alla loro estate in oratorio: sono stati oltre 3500 gli adolescenti spettatori durante il weekend.
Attraverso sei “atti”, gli attori hanno portato sul palco il riposo, la memoria, la riconciliazione, il raduno, il rito e la festa: ciascun momento con una modalità diversa per far toccare con mano il tema del prossimo Cre. Con un’intervista doppia che ha visto il faccia a faccia tra la “gente comune” e “l’uomo della strada”, gli adolescenti sono stati accompagnati alla scoperta dei significati più profondi del riposo che vanno oltre il semplice “staccare il cervello” e aiutano a prendersi del tempo per conoscere meglio se stessi ed essere grati per i doni ricevuti. Album ricchi di fotografie hanno raccontato la dimensione della memoria. Come hanno sottolineato gli animatori sul palco, qui non si tratta di “un’operazione nostalgia”, ma di un “riportare al cuore”, di ricordare per dare valore alla storia vissuta e a quella ancora da scrivere.
Un caricabatteria, invece, è stato lo strumento attraverso cui ha preso forma la riconciliazione. In un mondo in cui i conflitti sembrano farla da padrone, questa dimensione è stata la più delicata e, allo stesso tempo, la più immediata da mettere in scena. Questo perché anche al Cre si può essere “costruttori di pace”, come diceva don Tonino Bello, ed è possibile farlo partendo da una stretta di mano, una carezza, un abbraccio, un sorriso, un incontro e da ogni gesto fraterno capace di ricaricarci per donarci.
Guardando al Cre, inoltre, quando si parla di raduno non si può che pensare ad un grande gioco ed è proprio ciò che è stato fatto nell’auditorium del Seminario. Divisi in settori, gli adolescenti hanno gareggiato in un quiz a squadre tutto a tema Giubileo con tanto di premio finale: il trailer della storia del Cre ispirata a “Le cronache di Narnia”.
La penultima dimensione presentata è stata quella del rito. “Ripercorrendo la nostra giornata al Cre ci rendiamo conto che anche questo è un rito: dall’apertura dei cancelli alla consegna del cappellino passando per i balli, i giochi, la storia fino alla preghiera – ha detto don Gabriele Bonzi, direttore UPEE-. Il rito serve per rendere visibile l’invisibile, come un simbolo”. E a rendere tangibile la figura di San Pietro, personaggio chiave del Cre 2025, sono stati i diciotto animatori Upee sul palco. Con una battuta a testa hanno raccontato la storia di un discepolo che arriva fino a noi, di testimone in testimone, grazie a Qualcuno che ha vinto il finito. “La storia di Pietro non finisce mai –ha sottolineato il vescovo Francesco nel suo mandato agli animatori del Cre-. In questa storia c’è una domanda capace di lasciarci senza fiato ogni volta: «Tu mi ami?». È la questione decisiva della vita. Seguire Gesù è una scelta, amare Gesù cambia la vita. Pensate a tutte le briciole d’amore che trovate sparse nella vostra vita: la famiglia, le amicizie, la persona che vi fa battere forte il cuore. Come lo ricevete, quest’estate siete chiamati a donarlo a chi incontrerete perché c’è tanto bisogno d’amore che genera la vita. Ricordatevi sempre di questa domanda perché porta alla verità della vita”.
La presentazione del Cre non poteva concludersi senza un momento di festa. I balli, l’animazione, la musica e l’entusiasmo hanno fatto sperimentare in presa diretta quest’ultima dimensione dando la carica a tutti gli adolescenti incontrati. Un augurio di “buon Cre” urlato a squarciagola e carico di emozione, la stessa che animerà gli oratori quest’estate con un tema, dopo questo weekend di presentazioni, più vicino al vissuto perché, come ha ricordato il Vescovo Francesco, “il Giubileo non è un Cre, ma un Cre può diventare un Giubileo”.