Tornare a casa stanchi e felici

Angela Toniutto, mamma di Riccardo e Alessandro, racconta il Cre partendo dai racconti dei suoi due figli: «È un’esperienza che aiuta a crescere e a sperimentarsi»

Quando la giornata di Cre finisce scatta automaticamente un tempo altrettanto speciale: quello del riposo. Non si tratta semplicemente di tirare il fiato e recuperare le energie: c’è anche di più. Riposare è un’occasione per contemplare, guardarsi attorno per accorgersi della bellezza che ci circonda ed è un’opportunità preziosa per rileggere la giornata. Lo sa bene Angela Toniutto, mamma di Riccardo (11 anni) e Alessandro (15 anni). Entrambi i suoi due figli partecipano al Cre degli oratori di Romano di Lombardia e, oltre ad “arrivare stremati alla sera”, dai loro racconti e dalla loro postura al rientro, Angela riesce a percepire quanto questa esperienza sia preziosa per loro. Una rilettura che parte da chi ha un occhio di riguardo per il Cre: Angela, infatti, ha svolto per diversi anni il servizio da animatrice e ora, dopo alcune esperienze missionarie, continua a spendersi per la sua comunità con il gruppo missionario della parrocchia. 

Come vive il Cre un genitore?
È un'opportunità di crescita per i miei figli. Penso che il Cre possa offrire loro una dimensione di divertimento, gioco, esperienza e amicizia. Ad arricchire il tutto è il luogo in cui si svolge: l'oratorio. Si è parte di una comunità che si prende cura di te attraverso un’esperienza di socializzazione buona. Non nascondo che, per noi genitori, sia anche un bisogno perché durante l’estate cerchiamo qualcuno a cui affidare i nostri figli. Anche andare incontro ai bisogni, però, è una forma di cura. Il Cre dell’oratorio, inoltre, accoglie tutti e non lascia nessun fuori dalla porta: bambini e ragazzi sono lì come partecipanti e anche gli adolescenti vengono inclusi come animatori. 

Cosa vedi di straordinario nel Cre?
Io ho vissuto il Cre in diversi momenti della mia vita: prima l’ho vissuto da animatrice e ora sono una mamma di un partecipante e un aiuto animatore. La costante che ho visto sempre emergere è la bellezza di avere “un Cre nel Cre”: l’esperienza è ovviamente rivolta ai più piccoli, ma per gli adolescenti è un’opportunità di crescita importante. Al Cre hanno la possibilità di mettersi in gioco e di responsabilizzarsi prendendosi cura dei bambini. In tutto ciò, vivono un’esperienza di relazione intensa con tutti i loro coetanei: in questo tempo nascono amicizie importanti e si rafforzano i legami perché essere al servizio aiuta a fermarsi, riflettere e scendere in profondità. 

Altro aspetto straordinario, come accennavo prima, è l’accoglienza. In oratorio non importa quali difficoltà stai vivendo, se non ci hai mai messo piede o da dove arrivi, troverai sempre qualcuno con le braccia aperte.

Il tema Giubileo viene affrontato con sei dimensioni: una di queste è il riposo. Nel riposo si ha l’opportunità di rileggere la giornata. Cosa raccontano i tuoi figli una volta tornati a casa? Cosa ti colpisce dei loro racconti?
Premetto che arrivano a casa stanchi dalla giornata di Cre e quindi il riposo è fondamentale: già questo basterebbe per capire quanto stiano bene in oratorio. È una stanchezza bella dovuta al fatto che non si sono mai risparmiati e si sono buttati a pieno in ogni momento. A casa ho la fortuna di vedere le due facce della medaglia. Riccardo, il più piccolo, è un partecipante e i suoi racconti spaziano con entusiasmo dai giochi, alla classifica e a tutte le cose scoperte in gita o nelle attività. Alessandro, il più grande, è al suo primo anno da aiuto animatore e percepisco che è il posto giusto per lui. Non tanto dalle parole –si sa, gli adolescenti sono un po’ più riservati-, ma lo si vide nello stile che ha nell’affrontare questo impegno. Parte puntuale da casa, nelle sue parole trapelano le responsabilità che gli vengono affidate e a fine giornata è sorridente. 

Alessandro ha vissuto il percorso del Cre all’interno dell'oratorio dalla prima elementare alla terza media. Ciò che ci ha stupito è che essere l'aiuto animatore per lui è stato uno step scontato. Non ha avuto nessun dubbio e nessuno gli ha chiesto se volesse diventarlo: semplicemente si è iscritto come aiuto animatore e si è messo al servizio come altri adolescenti hanno fatto prima di lui. È segno di un percorso e di una comunità che mette in circolo ciò che si è ricevuto come dono per gli altri.

Cosa speri che abbia lasciato questo Cre ai tuoi figli?
A Riccardo spero lasci il desiderio di abitare l’oratorio, quel luogo a misura per lui dove poter crescere e continuare il suo percorso da cittadino e da cristiano. Ad Alessandro credo lasci un segno importante nella sua crescita. Spero questo per i miei figli come per tutti coloro che hanno preso parte al Cre. 

In oratorio non serve alcuna peculiarità, nessuna caratteristica particolare o chissà quale talento: vieni accolto perché sei tu. E la straordinarietà non finisce a un cancello aperto a tutti. Dietro al Cre c’è un impegno appassionato e corale di una comunità perché don e coordinatori chiamano tutti a mettersi in gioco. Fanno rete sul territorio chiedendo una mano a diverse realtà (parrocchiali e non), si prendono cura degli animatori e della loro crescita e organizzano cinque settimane in cui bambini e ragazzi possono divertirsi, sperimentarsi, conoscere cose nuove e pregare.  Alla mia speranza, quindi, aggiungo un immenso grazie a tutti coloro che ogni anno rendono possibile questa esperienza unica che è il Cre.
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