La gioia al Cre è più intensa

Ogni giorno è un’occasione per esplorare, divertirsi e scovare lo straordinario Renata Curti racconta come essere volontaria significhi appartenere a una comunità

Al Cre basta dire una parola, ovvero “festa”, e la mente vola subito a quel “oooooo….” poco prima che venga annunciata la squadra vincitrice. Poi si passa agli abbracci, a qualche lacrimuccia sincera e agli ultimi passi di danza fatti insieme sul tormentone che ha fatto scatenare la platea per un mese o anche di più. Alla festa del Cre si rende grazie: grazie per ogni dono ricevuto, per ogni amicizia consolidata o scoperta, per tutto questo tempo leggero vissuto con un’intensità straordinaria e caratterizzato dalla gioia. Quest’ultima, invece, è una parola che fa volare la mente di Renata a un giorno di Cre qualunque. Con oltre venticinque anni di Cre sul curriculum, Renata Curti è una volontaria dell’oratorio di Branzi che si può definire storica. Nel corso del suo servizio, insieme a un bel gruppo di volontari, ha visto una comunità crescere e tra un laboratorio, una gita in montagna e un incontro organizzato sul territorio è cresciuta pure lei: da poco è diventata nonna e ogni estate si porta a casa tutta la gioia che solo il Cre sa donare perché, a detta sua, “qui al Cre la gioia è intensa”. E così, puntualmente, la si può trovare in oratorio come “tuttofare” perché “si rende disponibile per ciò che c’è fare”. 

Cosa significa spendersi come volontaria al Cre?
É una gioia immensa perché è sempre di più ciò che ricevi di quel che doni. I bambini ti portano veramente a essere felice con la loro spensieratezza. In oltre venticinque anni di Cre ho visto molti di loro crescere: qualcuno di loro l’ho incontrato da bambino, l’ho accompagnato mentre prestava servizio come animatore e ora porta i figli al Cre ricominciando da capo una bellissima storia. Lo dico con la pelle d’oca perché nei loro sguardi vedo la stessa gioia che vivo e questo percorso di crescita di cui siamo partecipi come volontari ci fa toccare con mano l’appartenenza alla nostra comunità. Ecco perché il Cre è gioia e rende felici. 

Cosa ti sei portata a casa di straordinario dagli scorsi Cre?
Nell'ordinario è tutto straordinario. Ogni giorno è un'occasione nuova per sperimentare, divertirsi e scovare qualcosa di speciale insieme ai più giovani. Lo straordinario lo vedo in tutti gli adolescenti che si mettono in gioco: penso che il Cre sia un’esperienza preziosa per gli animatori perché qui possono provare, sbagliare, sperimentare, conoscersi meglio e mettere in gioco le proprie qualità. Da un “Ciao” detto con entusiasmo sul cancello dell’oratorio a un laboratorio in cui un adolescente mette le proprie capacità e la propria inventiva a disposizione dei bambini e dei ragazzi. La novità che sono capaci di portare non va contenuta, ma alimentata perché arricchisce un progetto portato avanti da tempo rinnovandolo. Al Cre hanno l’opportunità di arricchire se stessi arricchendo gli altri, di tessere nuove relazioni e di creare un gruppo unito con l’obiettivo di rendere felici i più piccoli: rappresentano una bella speranza per il futuro della comunità.

Il tema Giubileo viene affrontato con sei dimensioni: una di queste è la festa. In quali occasioni ti capita di viverla al Cre?
Quest’anno abbiamo vissuto la festa in un modo un po’ particolare, più sentito. Inizialmente, per una carenza di figure maggiorenni, abbiamo corso il rischio di non riuscire a proporre il Cre. Non ci siamo persi d’animo, abbiamo cercato chi potesse darci una mano e quando abbiamo aperto le porte del Cre è stata una grande festa perché stavamo dando a tutti i bambini, i ragazzi, gli adolescenti e alla comunità l’opportunità di vivere ancora una volta questa esperienza unica e speciale. 

Oltre alla gioia della riapertura, c’è un momento in particolare che sa di festa. L’ultimo giorno con tutti i bambini, i ragazzi e gli animatori facciamo una sorta di sfilata per le vie di Branzi. Insieme camminiamo per il paese suonando dei tamburi, cantando e sventolando delle bandiere per portare alla comunità tutta la gioia che abbiamo vissuto in questi giorni. È un saluto che diventa un “grazie” per il sostegno che tutti, ciascuno a modo suo, ci ha donato. La gente si affaccia alla finestra, ci incontra per strada e la gioia è subito condivisa. 

Tre “cose” che non possono mancare a una festa del tuo Cre?
Mi ripeto, ma un elemento fondamentale per una festa al Cre è la gioia: potremmo quasi dire che ogni giorno è una festa perché porta con sé qualcosa di speciale. A questa si aggiunge l’amicizia che nasce dal primo giorno di Cre, dal primo appello e dal primo scambio di nomi con le “coccarde della conoscenza”, una tradizione che abbiamo in oratorio per conoscerci meglio. Nel giro di pochi giorni nascono forti legami e la festa di fine Cre è arricchita da tutte le relazioni costruite. E cosa c’è di meglio di una festa con i tuoi amici e tanta musica? Non dimentichiamoci la musica: ci sono note che accompagnano tutti i giorni del Cre e che rendono ancora più bella la festa finale perché ci coinvolgono e ci emozionano.

Un augurio a tutti gli oratori per il Cre che stanno vivendo
Create intrecci e legami di amicizia, di gioia, di positività. Tante relazioni sbocceranno nei Cre: prendiamocene cura perché c’è tanto bello da scoprire nello stare insieme. Non è sempre facile perché delle volte ci viene chiesto di chiudere un occhio o di fare un passo indietro, ma fa parte della relazione e noi siamo chiamati a coltivare il rispetto, la tolleranza e l’amore. E in oratorio abbiamo anche il dono di un’impronta da ricalcare: quella di Qualcuno che, attraverso il Vangelo, ci aiuta a comprendere il “come” stare insieme. 
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