Ritrovarsi per ricominciare

Serata di ricordi e verifica per i corsisti della formazione residenziale: «Abbiamo riletto insieme il vissuto per dargli significato». Il cammino continua in oratorio

Dopo quasi due mesi dalla fine dell’esperienza di Mezzoldo, i ragazzi che vi hanno partecipato – insieme ai loro don – si sono ritrovati sabato 11 ottobre all’oratorio di Nembro per vivere il “Mezzoldino”, un momento di incontro e verifica pensato per rileggere quanto vissuto durante l’estate e comprendere come quell’esperienza possa continuare nella vita di ogni giorno. Come spiega Elena Moioli, formatrice UPEE, “Mezzoldo continuerà nei singoli oratori, rispondendo alla vera sfida: quella della quotidianità. Ci ritroviamo per rileggere ciò che è stato, in relazione alla capacità dei ragazzi di “rigiocare” nel proprio oratorio quanto a Mezzoldo hanno vissuto, imparato e fatto proprio”.

Per farlo, non si poteva che ricreare l’atmosfera di Mezzoldo: musica, giochi, balli, animazione e momenti di gruppo in cui i ragazzi hanno potuto guardare a quanto vissuto, rileggere le emozioni e condividere ciò che già ora stanno facendo nei propri oratori e le prospettive per il futuro. La serata si è conclusa con un tempo di spiritualità, ripercorrendo il Vangelo dei discepoli di Emmaus che ha accompagnato i momenti di  spiritualità a Mezzoldo e in cui a ciascuno è stato riconsegnato ciò che aveva scritto l’ultima sera, lasciando che quelle parole diventassero preghiera e impegno. E per chiudere in bellezza, non poteva mancare un video “strappalacrime” che ha permesso di rivivere tutti i momenti trascorsi insieme. È stata una serata ricca di emozioni e di speranza. Nei gruppi si è percepito quanto l’esperienza estiva abbia lasciato un segno profondo, non solo nella vita comunitaria degli oratori, ma anche nella dimensione personale dei giovani coinvolti. C’è chi ha raccontato di aver scoperto qualcosa di nuovo di sé, chi ha ritrovato la propria parte spirituale e di fede, chi ha sentito accendersi dentro un fuoco nuovo.

Le loro parole parlano da sole: “Mezzoldo mi ha aiutato a evidenziare, in un testo già scritto, la parte più importante”; “Ho imparato a riflettere sul senso delle cose che faccio in oratorio”; “Ho imparato a star bene anche con me stesso, senza sentire la necessità di avere sempre qualcuno accanto”; “Con Mezzoldo inizia qualcosa che non è nuovo, perché c’era già, ma grazie a questa esperienza ho avuto la spinta per vivere ciò che già facevo in modo diverso”; “Mezzoldo mi ha fatto mettere in gioco e mi ha aiutata ad aprirmi di più”. E ancora “Ho iniziato a guardare diversamente le altre persone”; “È stato come creare un mio ponte per superare gli ostacoli che vivevo”, “Con Mezzoldo e dopo questo il fuoco dentro di me ha ripreso vita, magari in futuro questo fuoco sarà ancora da alimentare, ma ad ora è accesso”; “È stato come aver fatto un pezzo di scalinata, quello che ero prima è diverso da chi sono ora. Anche se ho fatto solo un pezzettino e la mia vita non è stata stravolta, Mezzoldo ha cambiato ogni piccola scelta che faccio”.

Il vero Mezzoldo, in fondo, è iniziato nel momento in cui i ragazzi sono tornati a casa. È lì che hanno potuto “mettere le mani in pasta”, sperimentando nella vita di tutti i giorni ciò che avevano sperimentato, vissuto, imparato e accolto tra le montagne. Il Mezzoldino è stato allora un’occasione preziosa per accorgersi che quel seme continua a crescere, silenzioso, ma tenace, dentro ciascuno di loro. Proprio per questo, come sottolinea ancora Elena Moioli “è quando ti fermi a rileggere che attribuisci significato a ciò che hai vissuto: ed è quel significato che diventa bagaglio, stimolo, esperienza”. Cari corsisti, buon cammino: Mezzoldo non è finito, è semplicemente tornato a casa con voi.
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