Sembra quasi una frase fatta – una di quelle che a noi in felpa gialla piace ripetere – ma in realtà è proprio così: Mezzoldo inizia davvero quando il corso finisce e ciascuno torna a casa. E no, non lo diciamo soltanto noi. Lo ha raccontato anche Erika, dell’oratorio di Gorlago: “Da questa esperienza mi porto a casa tanta nuova voglia di continuare il cammino iniziato qui a Mezzoldo”. E Gabriele, dell’oratorio di Villa di Serio: “Le idee maturate e le esperienze fatte a Mezzoldo saranno fondamentali non appena tornerò in Oratorio”.
Il corso residenziale per giovani impegnati in oratorio nasce proprio con questa finalità: offrire “cinque giorni di condivisione, collaborazione, lavori di gruppo e relazioni” capaci di mostrare agli adolescenti provenienti da tutta la Diocesi un modo fresco, coinvolgente e creativo di vivere l’oratorio. È un’occasione per mettersi in gioco, imparare dagli altri e scoprire talenti personali che spesso rimangono nascosti.
“Stare insieme a ragazzi sconosciuti, agli animatori UPEE e a don Gabriele inizialmente ha suscitato in me un po’ di timore – confida ancora Erika – ma poi ho imparato a fidarmi, ho fatto gruppo e mi sono sentita accolta”. E poi aggiunge: “La parola che scelgo per descrivere Mezzoldo è famiglia. Sono arrivata con le aspettative a zero e con qualche timore dovuto alla mia timidezza, ma mi sono ritrovata circondata da una comunità che mi ha fatto sentire a casa”.
Il corso a Mezzoldo ha tante sfaccettature: dall’animazione alla formazione, dalle relazioni con gli altri al rapporto con l’Altro, con la A maiuscola. La fede ha giocato un ruolo centrale per i 54 corsisti che hanno partecipato: “I miei compagni d’avventura e gli animatori mi hanno aiutato a riscoprire la fede che è dentro di me –racconta Erika – ed era da tanto tempo che non mi mettevo in gioco così. Per questo non smetterò mai di ringraziarli”.
Ecco la vera essenza di Mezzoldo: un luogo dove non solo si apprendono competenze e si fanno nuove amicizie, ma dove soprattutto si coltivano e si valorizzano le motivazioni profonde che ci spingono a essere giovani volontari in oratorio. È un’esperienza che semina e i frutti si raccolgono proprio una volta tornati a casa. Perché Mezzoldo non finisce con la partenza: comincia adesso, nel quotidiano di ciascuno. Lo racconta bene anche Gabriele: “Il bello di questa esperienza è che torni a casa portando con te i ricordi di tante persone che si sono prese cura di te e mi sono state vicine in questi giorni”. Da quella cura ricevuta nasce il desiderio di prendersi cura degli altri.
È questo il suo senso più autentico: riportare a casa quanto vissuto, condividerlo con la propria comunità, e trasformare l’oratorio in una vera palestra di vita e di fede per tutti. Mezzoldo continua nei sorrisi dei corsisti, nell’impegno quotidiano degli animatori e nel desiderio di costruire relazioni che sanno di Vangelo. In fondo, la strada che parte da Mezzoldo non termina mai: si prolunga in ogni parrocchia, in ogni attività, in ogni gesto di servizio vissuto con gioia.