Più di 300 giovani nella Chiesa di Santa Maria in Monte Santo in Seminario: è ripartita così, lo scorso venerdì, Giovani in Preghiera, un’iniziativa della PGBG (Pastorale Giovanile Bergamo). Ma non è questione solo di numeri.
L’esperienza di Giovani In Preghiera è ormai una tradizione nella Diocesi di Bergamo e, per quest’anno pastorale, gli incontri saranno quattro. Quattro venerdì sera, da novembre a febbraio, per i giovani dai 18 ai 35 anni, in cui sperimentare diversi linguaggi di preghiera. Questo perché esistono infiniti modi per mettersi in dialogo con il Signore e qui ognuno può trovare il suo. Come ormai da usanza, il primo appuntamento è stato dedicato alla preghiera di Taizé. Questo metodo di preghiera, che potremmo definire “emozionale”, è caratterizzato da tre elementi: canti molto brevi con parole tratte dai Salmi o da altri passi della Bibbia, cantati in varie lingue e ripetuti molte volte; la lettura della Parola accompagnata da un lungo momento di silenzio, l’adorazione della croce.
Una volta introdotti nel clima di preghiera con i canoni di Taizè intonati dal coro della PGBG, è don Andrea Formenti, ordinato diacono lo scorso 31 ottobre, a proclamare il Vangelo di Luca con l’episodio della risurrezione del figlio della vedova di Nain. A questo punto prende la parola don Mattia Tomasoni, docente e vocazionista del Seminario di Bergamo, che introduce i presenti alla preghiera personale con qualche pensiero rispetto al tema che emerge dal brano appena ascoltato. “È un Vangelo molto forte perché ci parla della morte e quando si parla della morte abbiamo sempre un senso di rifiuto e ripugnanza –dice don Tomasoni- Magari abbiamo vissuto esperienze di qualche caro che ci ha lasciato ed è come se la ferita si riaprisse e quindi tendiamo a lasciare da parte questo discorso”. Nel Vangelo che abbiamo ascoltato la protagonista ha già perso il marito e improvvisamente perde anche il suo unico figlio: non c’è più nessuno che garantisce per lei e si trova a vivere una condizione di fragilità e debolezza. Per lei tutto è crollato con quella morte. “Di fronte alla morte siamo tentati di chiederci, ma allora di tutto quello che faccio alla fine cosa resta se tutto viene spazzato via? -prosegue don Tomasoni-. Nel Vangelo c'è questo corteo funebre di morte che sta uscendo dalla città. Dall'altra parte arriva un altro corteo, quello di Gesù con i suoi discepoli, il corteo della vita, ed è bellissimo questo avvicinamento della vita alla morte. La nostra morte è vinta dalla compassione di Cristo. Come quella mamma avrebbe voluto che suo figlio vivesse, quegli stessi sentimenti abitano il cuore di Gesù, che vuole che noi viviamo. Vuole che viviamo per sempre. Noi abbiamo due strade: credere nella morte eterna o credere nella vita eterna. Gesù viene a testimoniarci che siamo fatti per la vita eterna”.
Durante il tempo disteso di preghiera personale, ai giovani viene proposto di inginocchiarsi ai piedi della croce, posizionata a terra, appoggiando la testa per affidare la propria vita al Signore. Dopo la benedizione finale, a prendere la parola è don Gabriele Bonzi, direttore dell’Ufficio Tempi dello Spirito, che commosso e grato per la partecipazione numerosa e per la preghiera condivisa, dà l’appuntamento al mese successivo con la preghiera della lectio divina: venerdì 5 dicembre alle 20.30 presso il Seminario di Bergamo.