Cresce il progetto Vita Comune

Inaugurate altre due case per accogliere i giovani e dar loro la possibilità di vivere un’esperienza di servizio, preghiera e fraternità nel quotidiano

Ci sono treni che passano una volta sola e uno di questi è l’esperienza della vita comune. E a dirlo è Matteo Cortinovis, uno dei giovani che abita in un appartamento messo a disposizione dalla parrocchia di Verdello insieme ad altri giovani. Da febbraio non sono diventati solo semplici coinquilini, ma anche parte della comunità: questo è un percorso che avviene in diverse parrocchie della Diocesi di Bergamo e da questa settimana partirà anche nella parrocchia di Madone e nella casa delle Suore Domeniche del Santo Rosario in Città Alta che saranno inaugurate proprio nell’arco di questa settimana.  
 
Il progetto della vita comune ha preso il via lo scorso novembre con la presentazione di lancio, dopo un’attenta rielaborazione delle esigenze avvertite sul territorio e i desideri manifestati dai giovani. Da lì il progetto ha iniziato a prendere forma con l’avvio delle prime esperienze di vita comune a Verdello, Torre Boldone, Ponteranica e Leffe e, ad oggi, si contano dieci strutture pronte ad accogliere i giovani e a coinvolgerli nella vita della comunità con differenti declinazioni e carismi. Questa è una grande opportunità pensata per i giovani dai 19 ai 30 anni che desiderano iniziare a muovere i primi passi d’autonomia fuori casa, fare discernimento di sé e giocarsi al servizio del prossimo. Matteo, in questa lettera aperta, racconta come stanno andando i primi mesi e le motivazioni che l’hanno spinto a partecipare superando anche la paura del primo passo.
 
È stato semplice sposare il progetto di vita comune della Diocesi di Bergamo: anche se all’inizio ero un po' preoccupato di ciò a cui andavo incontro, se oggi tornassi indietro rifarei la stessa scelta con tanto entusiasmo. Mi presento: sono Matteo Cortinovis e ho iniziato la vita comune nella parrocchia di Verdello, un’opportunità che permette a giovani dai 19 ai 30 anni di vivere insieme tutti i giorni in un appartamento che le parrocchie sparse per la diocesi di Bergamo mettono a disposizione. Non si tratta solo di un’accoglienza dal punto di vista abitativo, ma è anche un’accoglienza di tipo comunitario perché i giovani vengono coinvolti in diversi servizi e forme di volontariato in base alle esigenze della parrocchia in cui vivono.
La mia esperienza è partita a gennaio e guardandomi indietro avverto delle emozioni genuine che scaldano il mio cuore e la mia fede cristiana. Questi mesi sono stati molto positivi, seppur comunque le difficoltà non sono mancate, ma vivere insieme significa anche affrontare le problematiche come una squadra.

La vita comune inevitabilmente intreccia il quotidiano: condividiamo i pasti, ci occupiamo insieme della pulizia della casa, ci organizziamo per fare la spesa, viviamo insieme delle attività che l’équipe ci prepara (ogni casa adibita per la vita comune ha degli adulti volontari che seguono i giovani), cerchiamo di incastrare impegni e orari per passare più tempo possibile insieme. Percepire la presenza di ragazzi affini ai miei ideali sta contribuendo notevolmente alla mia crescita; sento che siamo sulla stessa linea d’onda, che le loro difficoltà sono spesso anche le mie e tutto ciò mi dona un’energia speciale.
 
Principalmente io e i miei compagni abbiamo il compito di organizzare il percorso degli adolescenti in oratorio ed essere presenti in caso di necessità per tutte le attività che l’oratorio e i suoi volontari realizzano: significa sporcarsi le mani per la comunità e mettersi in gioco per il bene di tutto il paese.
È proprio il mettersi a servizio degli altri che mi ha permesso di capire che c’è più gioia nel dare che nel ricevere: ho sentito amore nei sorrisi e nell’allegria contagiosa dei ragazzi, negli abbracci inaspettati, nei momenti di gioia condivisi. In poche parole: ho visto il mio “fare” generare del bene.
 
Ho riflettuto diverso tempo prima di aderire. I dubbi erano tanti, mi son sempre chiesto se fossi pronto e adeguato, ma è stata proprio la paura di non farcela che mi ha permesso di sentire lo stimolo giusto. Ho lanciato una sfida a me stesso. Ho capito che era giunta la possibilità di camminare solo con le mie gambe: volevo crescere e rivoluzionare la mia vita, volevo qualcosa che desse colori nuovi e che mi permettesse di vivere da vicino il mio rapporto col Signore. Avevo perso la capacità di meravigliarmi e sentivo la monotonia abitare le mie giornate: Verdello e le persone che mi circondano hanno riacceso la miccia e sono esploso di nuovo di felicità.
 
Mi immedesimo in tutti i giovani: anche io ero titubante, ma buttatevi! Aprite le porte della vostra vita a una nuova scommessa. Penserete di non aver tempo, di perdere amici o che gli impegni siano troppi. No! Tante cose nella mia vita son cambiate, ma le mie priorità son rimaste intatte e anzi… questo progetto ha contribuito fortemente a raggiungere molti dei miei obiettivi.
La vita comune è un’opportunità unica, uno strumento di crescita umana fuori dall’ordinario che vi permetterà di fare un salto di qualità nel vostro percorso. Non cedete alla paura dell’ignoto, concedetevi la possibilità di regalarvi qualcosa di bello. Alcuni treni passano una volta sola: forza!
Matteo 

Per scoprire da vicino il progetto della vita comune per giovani è possibile partecipare alla serata di presentazione delle proposte per adolescenti, giovani e oratori che si terrà all’oratorio di San Paolo in Bergamo venerdì 19 settembre. Tutte le informazioni e la modalità di partecipazione sono disponibili sul sito www.oratoribg.it. Le iscrizioni sono sempre aperte quindi, come scrive Matteo, “Forza!”.
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