Prove di vita comune

Perchè andare lontano quando la bellezza l'abbiamo in casa? Gli oratori di Gazzaniga e Orezzo coinvolgono gli adolescenti con la vita comune.

 

Una convivenza per approfondire le relazioni e imparare a camminare insieme con lo stesso ritmo e lo stesso passo. Quest’anno gli oratori di Gazzaniga e Orezzo hanno scelto di vivere un’esperienza diversa. Vivere insieme qualche giorno, ma abitando i luoghi del loro quotidiano come l’oratorio. Un’iniziativa che può sembrare semplice, ma che porta con sé un bagaglio di cui far tesoro. È una proposta con il fine di stringere legami e ripartire al meglio con il nuovo anno. La convivenza dei due oratori ha coinvolto diversi adolescenti durante le vacanze invernali che, nella quotidianità, hanno saputo vivere a modo loro ogni occasione.

 

Tra quotidianità e informalità

“La convivenza si è svolta dalla sera del primo gennaio fino al pomeriggio del 4 gennaio nella ex-casa parrocchiale di Orezzo – racconta Francesco Ferrari, 22 anni e educatore dei due oratori -. Lì durante l’anno teniamo anche i ritiri delle diverse classi di catechismo. La proposta ha coinvolto i ragazzi di terza media e di prima e seconda superiore. Il tema che abbiamo sviluppato è stato quello dell’amicizia. Oltre allo stare insieme a casa, abbiamo organizzato delle uscite. Il primo giorno siamo stati sul Monte Poieto, mentre per la seconda uscita siamo andati in piscina”.

Negli oratori di Gazzaniga e Orezzo la convivenza sta diventando un marchio di fabbrica. Prima di questa esperienza, diverse classi di catechismo avevano già sperimentato l’iniziativa per una notte. Un modo per conoscere meglio chi ci sta accanto tra informalità e quotidianità. “Abbiamo scelto di proporre una convivenza e non un viaggio perché abbiamo visto che le esperienze di convivenze con le altre classi di catechismo durante l’anno hanno riscontrato un ottimo successo. Queste iniziative hanno un forte valore educativo – continua Francesco -. Così abbiamo pensato di proporre questa esperienza per un tempo più prolungato”.

 

Una convivenza di relazioni

Il tema dell’amicizia ha guidato tutta la proposta e i ragazzi hanno avuto modo di crescere anche riflettendo su quanto sia prezioso questo aspetto. Si cresce anche grazie ai legami che si stringono. “Durante la convivenza ci siamo posti due obiettivi. Il primo era quello di crescere nella conoscenza di sé e degli altri. Abbiamo chiesto esplicitamente ai ragazzi di conoscere di più le persone con cui stavano. Nelle attività formative abbiamo cercato di aiutare i ragazzi nella rilettura delle proprie esperienze per aumentare la conoscenza di sé. Stando insieme per molto tempo, il secondo obiettivo che ci siamo dati è stato quello di aiutare i ragazzi a vivere al meglio le diverse esperienze. Ognuno deve vivere i momenti proposti con una propria logica. Il modo in cui ciascuno vive il gioco, la preghiera, i pasti o le attività sono atteggiamenti diversi”.

Vivere a proprio modo la quotidianità e capire come la vivono gli altri in un continuo intessersi di relazioni. Un aspetto semplice, ma di cui far tesoro e che lascia un segno, un mattoncino in più per costruire al meglio le relazioni future. “È stata davvero un’esperienza preziosa che ha arricchito il cammino del gruppo adolescenti. È stato bello intrecciare il momento della attività formative con quello che vivevamo durante la giornata. Parlavamo di qualcosa che nel frattempo stavamo vivendo. Se nei momenti di attività formativa abbiamo aiutato i ragazzi a rileggere l’impatto che hanno avuto su di loro alcune storie di amicizia, durante la convivenza hanno avuto modo di stare dentro delle relazioni insieme”.

 

Un tesoro per il futuro

“È difficile sintetizzare ciò che ci siamo portati a casa da questa esperienza. L’intensità con cui abbiamo vissuto questi giorni ha insegnato davvero tanto e spero possa fungere da esempio per la vita di ognuno – conclude Francesco -. Ai ragazzi spero sia rimasto un invito ad approfondire e a vivere con maggiore intensità le relazioni della propria quotidianità. Dopo la convivenza, credo che a un educatore rimanga la capacità di saper adattare il proprio ritmo a quello dei ragazzi. Stare insieme per così tanto tempo con loro aiuta a sintonizzarsi e a camminare insieme trovando un ritmo adatto al loro”.

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