La vita comune apre la mente

Una settimana in oratorio per viverlo come casa: per i giovani dell’oratorio di Nese questa può essere, a tutti gli effetti, una missione compiuta!

Una settimana in oratorio per viverlo come casa: per i giovani dell’oratorio di Nese questa può essere, a tutti gli effetti, una missione compiuta! Quella che si è conclusa domenica scorsa, infatti, non è stata solo una bella parentesi dalla vita di tutti giorni, ma un proseguo della propria quotidianità con nuovi confronti e relazioni in cui giocarsi. La vita comune in oratorio per questi giovani è stata un’occasione di crescita e di nuova consapevolezza di sé e del luogo che li ha ospitati.

Dal 7 al 14 novembre, il gruppo giovani dell’oratorio di Nese ha abitato questo spazio continuando a vivere la propria quotidianità. Non tutti erano già parte integrante del gruppo, ma è bastato poco per farli sentire parte di qualcosa di più grande. “Devo ammettere che all’inizio ero un po’ indeciso se accettare o meno l’invito -racconta Simone Adobati, uno dei giovani dell’oratorio di Nese-. Vedevo gli altri come un gruppo molto affiatato, ma le mie paure sono sparite in un attimo. È bastato poco per farmi sentire subito a casa”. Lungo la giornata, i giovani continuavano a vivere la loro quotidianità, ma alla sera si trovavano insieme condividendo la cena e l’informalità. Da lì sono nati i confronti più belli. “È stata una settimana di condivisione sotto ogni aspetto -spiega Benedetta Pellegrini, un’altra giovane-. Abbiamo condiviso gli spazi e i pensieri. Non c’era un argomento tra quelli usciti su cui non ci siamo confrontati apertamente. Ognuno con le sue idee ha arricchito questa esperienza di senso”.

Il valore aggiunto di questa esperienza è stata proprio la libertà di esprimere se stessi senza timore. Proprio come a casa, a tavola (e non solo) venivano portati argomenti diversi di cui parlare. “Consiglierei questa esperienza ad ogni giovane perché ti forma -prosegue Simone-. È stata una settimana diversa, felice e libera. Oltre alla condivisione delle proprie idee, c’è stata anche quella delle responsabilità. È un piccolo passo per prepararsi al futuro”. “Inoltre, ti aiuta a vedere l’oratorio sotto una prospettiva diversa -aggiunge Benedetta-. A volte siamo portati a pensare l’oratorio come un luogo del passato, da vivere quando si è bambini o adolescenti. Invece, questo luogo può essere presente e futuro anche per noi giovani perché oratorio è ospitalità. Sarà sempre pronto ad accoglierci, anche quando abbiamo solamente bisogno di fare due chiacchiere”.

Dall’informalità alla condivisione per poi arrivare alla crescita: la vita comune sembra quasi una formula magica, ma è molto di più. È stato sufficiente aprire le porte a dei giovani per vederli crescere e uscire da se stessi e dalla propria bolla. Anche se può sembrare strano, il meccanismo della “bolla social”, delle volte, si rischia di viverlo anche nel reale se non si esce mai dalla comfort-zone. E questi giovani hanno fatto un piccolo, ma grande passo sotto questo punto di vista.

“In oratorio si cresce con la mente più aperta” dice Simone sottolineando come in questo luogo si possa effettivamente incontrare l’altro, una persona diversa che, nella propria routine, non si sarebbe mai incrociata. “Allagare le amicizie non è un meccanismo di poco conto. Se non si va mai oltre ai legami più stretti si rischia di vedere il mondo solo dalla propria prospettiva senza mai ampliare veramente lo sguardo. Questa esperienza mi ha insegnato che guardare più in là non può che arricchirci”.

“Crescere in oratorio significa fare tante amicizie inaspettate – conclude Benedetta-. Finché lo si abita in attività strutturate si sa più o meno chi si andrà ad incontrare. Nella quotidianità di tutti i giorni, invece, ti capita di confrontarti con tutti, anche chi non ti saresti mai aspettato. Se si vive l’oratorio così, ogni occasione è buona per crescere e sentirsi parte di una comunità”. Nella scena finale di un musical che realizzato dai giovani dell’oratorio di Nese di recente, ognuno di loro portava un piccolo cubo di forma diversa al centro del palco. Questi oggetti, tutti diversi, una volta posizionati andavano a ricreare il logo dell’oratorio. Nonostante queste esperienze siano diverse tra loro, esse racchiudono lo stesso significato: l’oratorio è fatto di persone e, ciascuno con le proprie caratteristiche, lo arricchisce. È un arricchimento vicendevole in cui tutti crescono con lo sguardo più ampio e la mente più aperta.
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