La vocazione alla cura valorizza il Cre

All'oratorio di Brusaporto, la cura prende forma attraverso i piccoli gesti quotidiani che si vivono al Cre

"Vocazione” è una parola che solitamente incute un po’ di timore. Spesso associata all’ambito religioso, ci si chiede come rigiocarla in oratorio e al Cre dandole forma e concretezza. Forse il primo passo può essere guardare al significato della parola stessa: “Disposizione d’animo che induce l’uomo a determinate scelte nell’ambito dei possibili stati di vita”. Oltre ad essere vista come una chiamata o un invito, la vocazione è uno stato d’animo da allenare. All’oratorio di Brusaporto questa preparazione passa dalla formazione degli animatori.

 

Dagli adolescenti alla prima esperienza da animatori fino ai più cresciuti: tutti si preparano al Cre anche se con obiettivi e spunti di riflessione diversi. Ogni fascia d’età ha seguito il suo percorso di formazione fatta di un incontro comune e tre dedicati al proprio gruppo. Se i più giovani sono andati alla scoperta del ruolo che andranno a ricoprire, per i più grandi la formazione è stata incentra sul proprio essere in relazione al mondo. Un modo per rileggere la cura e il servizio attraverso cui si spenderanno per la comunità di Brusaporto.

 

Nel primo incontro -insieme ai più piccoli- hanno sostato sulle proprie caratteristiche e sul ruolo dell’animatore. Dal secondo in poi, gli incontri sono stati giocati sulla domanda “Chi sono io?” messa poi in relazione con il mondo circostante tra difficoltà, disabilità e differenze. Tutte sfide che è possibile affrontare grazie a un grande lavoro di squadra. “Nessuno al Cre deve sentirsi escluso o dimenticato -sottolinea Beatrice Chiodini, coordinatrice dell’oratorio di Brusaporto-. Per questo motivo, uno degli obiettivi della formazione con gli animatori più grandi è stato quello di allargare lo sguardo. Non si può essere non curanti o indifferenti di fronte a ciò che può vivere un bambino o un preadolescente”.

 

Come non è possibile essere indifferenti a ciò che vivono i propri compagni di viaggio. “Gli adolescenti di terza superiore -prosegue Beatrice- sono chiamati ad essere d’esempio per gli animatori alla prima esperienza. Saranno d’esempio con il loro essere e il loro desiderio di mettersi in gioco”. Dall’informalità ai momenti più strutturati, ciò che farà da collante per gli animatori dell’oratorio di Brusaporto è la vocazione alla cura, ovvero avere un animo disposto a compiere gesti di cura e di servizio. In poche parole: realizzare il “TuXTutti”.

 

“Quando abbiamo chiesto agli adolescenti cosa rappresentasse per loro la vocazione nell’ambito della cura -conclude Beatrice- hanno trovato il modo di renderla molto concreta, ma, allo stesso tempo, di valorizzarla. Hanno tradotto la vocazione alla cura in gesti di ordinaria gratuità che, però, possono fare la differenza. Per loro, l’essere vocati alla cura è un’opportunità di crescita, ma anche donare ciò che hanno loro stessi ricevuto in passato. Desiderano impegnarsi per non lasciare indietro nessuno e porre attenzioni a quei piccoli dettagli che a volte sfuggono, ma che possono fare la differenza. Queste motivazioni spingono tutta la squadra (coordinatori compresi) a migliorarsi sempre di più. Non è questione di nascondere i difetti o la polvere sotto il tappeto: è uno sforzo comune per aiutarli là dove si fa più fatica”.

 

L’oratorio di Brusaporto è pronto per un nuovo Cre: un nuovo slancio verso il futuro in cui mettere al centro la cura. Una scelta maturata da una vocazione a mettersi al servizio dei piccoli. Si dona ciò che in passato si ha avuto la fortuna di ricevere, ci si mette in gioco per regalare a tutti un’estate da ricordare.

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