Cos’è il paradiso? Rispondono bambini e ragazzi dell’oratorio
Nell'oratorio di Almenno San Bartolomeo, i ragazzi partecipano a una messa dei defunti pensata per loro: "Si guarda alla morte con speranza"
Che cos’è il paradiso?”: questa domanda, che avrebbe fatto sgranare gli occhi a qualunque adulto, non ha fermato neanche per un istante i bambini e i preadolescenti dell’oratorio di Almenno San Bartolomeo. Giunti al cimitero della parrocchia per la messa pensata per loro nell’ottavario dei defunti, hanno risposto a bruciapelo e con tanta creatività al quesito postogli durante l’omelia e da questo spunto sono nate e cresciute diverse consapevolezze sulla vita, la morte, la bellezza del paradiso e su una meta condivisa da ogni uomo e donna.
La messa dei defunti per i ragazzi dell’oratorio
Nella parrocchia di Almenno San Bartolomeo, l’ottavario dei defunti è un periodo molto sentito, intenso e partecipato dall’intera comunità. È una tradizione ben radicata grazie al significato che porta con sé questo periodo in cui si inizia guardando ai Santi per poi proseguire con il ricordo di chi non c’è più. Si può cogliere l’occasione per rileggere la storia che ha preceduto ciascuno. Questo sentimento ha smosso un desiderio di coinvolgimento dei più giovani. Da qui, esattamente tre anni fa, è nata la celebrazione Eucaristica per bambini e ragazzi presso il cimitero.
Durante l’ottavario dei defunti, bambini e preadolescenti hanno una messa in cui l’attenzione è rivolta in modo particolare a loro. Una celebrazione non solo con un linguaggio più vicino al loro, ma anche preparata negli incontri di catechesi precedenti. Ogni anno, con i loro catechesi, bambini e ragazzi pensano a un gesto da compiere al termine della messa per ricordare i loro cari e, questa volta, hanno scelto di posare un fiore di carta costruito da loro sulla tomba di chi non c’è più.
“Questa celebrazione – racconta don Andrea Borgonzoni, curato dell’oratorio di Almenno San Bartolomeo- è un’occasione preziosa per i nostri ragazzi. È un modo di presentare loro la morte non come un momento in cui regna il buio, ma la luce. A ciascuno di noi è stato donato un tempo da vivere e una vita da spendere, sta a noi scegliere come viverlo e come spenderci in preparazione all’incontro con Dio”.
“Che cos’è il paradiso?” Una domanda impegnativa
Se l’animazione liturgica e i canti sono stati scelti per avvicinarsi al linguaggio dei più giovani, anche l’omelia di don Andrea ha voluto mantenere questa postura. Dalla prima domanda “Che cos’è il paradiso?” è scaturito un dialogo diretto, spontaneo e profondo. “I ragazzi mi hanno preso in contropiede -commenta don Andrea-. Le loro risposte erano molto belle e puntuali.
C’è chi ha detto che è un posto bellissimo, altri l’hanno descritto come un luogo di pace in cui nessuno litiga o fa la guerra e altri ancora che è uno spazio vicino a Gesù. In quel momento ho rilanciato con una seconda domanda. Gli ho chiesto: a voi piacerebbe stare in un posto così? La risposta è arrivata subito: un canoro e secco sì. Ed è lì che risiede la luce, anche nel dolore della morte”.
Al termine della messa, bambini e ragazzi hanno portato i fiori sulla tomba dei loro cari. “I più grandi hanno compiuto questo gesto sulla tomba dei nonni, i più piccoli, invece, si ritrovati davanti ai loro bisnonni – conclude don Andrea-. I loro genitori li hanno accompagnati a conoscere quelli che erano i loro nonni.
È un piccolo segno che racconta tutta la gratitudine della storia che ci ha preceduti. Noi non veniamo dal nulla, veniamo da una storia di amore fatta di persone e portare un fiore sulla tomba di queste persone è riconoscere e dire grazie per tutta la cura che hanno avuto nei confronti delle persone a cui vogliamo bene. Spero che ai bambini e ai ragazzi sia rimasto questo e che, da cristiani, possano guardare alla morte con più luce e più speranza”.