“Vivere l’oratorio” è uno stile fondato sulle relazioni

L'invito degli educatori dell'oratorio di Petosino pensato per gli adolescenti recita: "Vivere l'oratorio". Cosa c'è dietro lo slogan?

"Vivere l’oratorio” non è solo uno slogan, non è un affare riservato ai più giovani e non solo una questione di luogo. È uno stile, aperto a tutti e basato sulle relazioni: ecco cosa si cela dietro un semplice post pubblicato sulla pagina Instagram dell’oratorio di Petosino. Un invito pensato per gli incontri degli adolescenti diventa, così, una finestra sulla comunità.

 

Un invito per gli adolescenti

Quando gli educatori degli adolescenti hanno pensato a un modo per far conoscere le proposte dell’oratorio agli adolescenti hanno utilizzato uno slogan: “Vivere l’oratorio”, appunto.

Da quello spunto è nato un post Instagram, ma anche una riflessione e un impegno perché «il desiderio è quello di trasmettere agli adolescenti uno stile – spiega Milena Lumina, una degli educatori dell’oratorio di Petosino – donando loro una casa». L’oratorio, infatti, non è un semplice luogo, ma un punto di riferimento in cui ci si sente a casa perché a fare la differenza sono le relazioni.

 

A raccontare bene questo dettaglio è il percorso degli adolescenti. L’appuntamento fisso è il lunedì, a variare è la modalità che alterna l’incontro strutturato all’informalità. Se vi trovate all’oratorio di Petosino e il lunedì precedente avete vissuto un incontro con testimonianze, attività e riflessione, allora saprete che questo è il momento pensato per l’informalità in cui una partita di ping-pong o una tazza di tisana posso diventare un ponte attraverso cui incontrare i vostri coetanei o un educatore per una chiacchierata, due risate o qualche consiglio. “L’informalità è un elemento chiave per il cammino degli adolescenti – aggiunge Milena- e siamo pienamente consapevoli del grande potenziale che ha. È in questi momenti che si tesse la relazione: si sta accanto agli adolescenti nella loro quotidianità tra gioie e fatiche. Qui in oratorio troveranno sempre qualcuno con cui parlare, giocare o stare in silenzio”.

 

Stare in un clima informale, creare relazione

Dai momenti di informalità, inoltre, si conoscono anche i bisogni degli adolescenti che poi diventano parte degli incontri più strutturati. Grazie a questa intuizione, ogni percorso è pensato su misura nelle modalità e nei temi. Per i preadolescenti di terza media, il tema scelto è quello identitario con un affondo sulle scelte che identificano ciascuno di noi. Il percorso pensato per i primi due anni delle superiori ha come titolo “Mettere le mani in pasta” e utilizza un linguaggio più esperienziale in cui le testimonianze si intrecciano con il servizio prestano in alcune realtà.

Il gruppo dei “Giovanissimi”, invece, torna sulla scelta, ma stavolta con un approfondimento vocazionale. Anche in questo caso le testimonianze e le esperienze sono una parte fondamentale del cammino. “Tra gli adolescenti più grandi – racconta Gabriele Forcella, anche lui educatore dell’oratorio di Petosino – percepiamo un senso di confusione rispetto alle scelte di vita. Questo non è un giudizio, ma una lettura del loro bisogno di confronto e riflessione in cui noi educatori siamo chiamati a stare aiutandoli a fare i loro passi di discernimento”.

 

L’oratorio di Petosino è casa per la comunità

Salendo con l’età, l’oratorio di Petosino trova spazio per tutti. Il gruppo Giovani (che accoglie i nati dal 2004 al 1992) sta affrontando il tema del coraggio, altri giovani prestano servizio come educatori degli adolescenti per mettere in circolo ciò che hanno ricevuto, le famiglie si giocano ogni volta in ambiti diversi e poi si arriva fino alla proposta del cineforum degli anziani: questo perché l’oratorio è casa per tutti.

 

E questo è un messaggio che va trasmesso e costruito sin dalla giovane età, trovando fondamenta nell’adolescenza. “Vivere l’oratorio”, quindi, si traduce in una cura estesa a tutti in cui l’elemento chiave è la relazione con gli altri e con l’Altro. “L’oratorio non è solo un edificio -concludono Milena e Gabriele-. Essere oratorio significare accogliere tutti, dai bambini agli anziani, perché ogni generazione porta con sé dei doni e condividerli significa ricchezza. Qui si sperimenta la bellezza del servizio, della condivisione e della relazione nei momenti di gioia e in quelli di fatica”.

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